Segnali di distensione tra Stati Uniti e Israele. Secondo il Wall Street Journal, che ha citato funzionari americani in condizioni di anonimato, Washington invierà presto all’alleato in Medo Oriente bombe da 500 libbre (circa 226 chili), la cui fornitura era stata sospesa dall’amministrazione Biden nel tentativo di ridurre il numero di vittime civili nella Striscia di Gaza.
Secondo le fonti citate dal quotidiano, gli ordigni sono “in fase di spedizione” e dovrebbero arrivare nelle prossime settimane. Sono ancora bloccate le bombe più pesanti da 2mila libbre, che originariamente facevano parte dello stesso pacchetto sospeso nel maggio scorso in seguito ai piani della Idf per invadere Rafah. Pare che, prima della decisione della Casa Bianca di bloccare le forniture, Israele avesse già mandato una nave a Charleston per ritirare gli ordigni. Al tempo, vi era circa un milione e mezzo di civili nella città al confine con l’Egitto e, secondo l’amministrazione Biden, il governo del premier Benjamin Netanyahu non aveva elaborato un piano sufficientemente credibile per proteggere i non combattenti durante le operazioni di terra contro Hamas in quello che era stato identificato come l’ultimo bastione dei terroristi.
“La nostra preoccupazione principale era e rimane il potenziale uso di bombe da duemila libbre a Rafah e altrove a Gaza", ha detto un funzionario statunitense al Wall Street Journal. "La nostra preoccupazione non riguarda le bombe da 500 libbre e quindi queste verranno consegnate come parte del processo di aiuti a Israele”. Un portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale ha aggiunto che “a parte la spedizione delle bombe da duemila libbre che è stata sospesa e rimane sospesa, l'invio di armi continua ad andare avanti. Ma non entreremo nei dettagli di ogni spedizione”. Nel corso dei mesi, gli israeliani avevano dichiarato di aver bisogno di bombe pesanti per distruggere i tunnel costruiti da Hamas.
Il cambio di rotta dell’amministrazione Biden potrebbe essere dovuto a vari fattori. Primo tra tutti, l’apertura dimostrata da Tel Aviv nel nuovo round di colloqui volti a raggiungere un accordo per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Il premier Netanyahu, infatti, si è detto disposto a trattare con Hamas, a patto che siano rispettate alcune “linee rosse”: massimizzare il numero di rapiti ancora in vita consegnati dai terroristi, impedire il contrabbando di armi a Gaza dall’Egitto e il ritorno di “migliaia di terroristi armati nel Nord della Striscia”, oltre alla garanzia per Israele di poter “tornare a combattere finché tutti gli obiettivi della guerra saranno raggiunti”.
Vi è anche da considerare l’aspetto militare. Le Idf hanno ridotto la portata delle operazioni a Rafah per spostare uomini e mezzi al confine settentrionale dello Stato ebraico, in preparazione a una potenziale guerra con gli Hezbollah.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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