Consegnati all'Ucraina i primi F-16: "Verranno armati con missili Usa"

La tanto attesa consegna dei jet di fabbricazione americana non sgombra il campo dalle critiche sulle limitate quantità e sulle tempistiche delle forniture approvate

F-16 Fighting Falcon del 55° Expeditionary Fighter Squadron conducono operazioni aeree da qualche parte nei cieli del Medio Oriente. 8 maggio 2022.
F-16 Fighting Falcon del 55° Expeditionary Fighter Squadron conducono operazioni aeree da qualche parte nei cieli del Medio Oriente. 8 maggio 2022.
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I primi F-16 sono arrivati in Ucraina. La conferma della consegna di alcuni caccia da parte degli alleati della Nato arriva dall’agenzia Bloomberg secondo la quale sarebbe stata rispettata la scadenza per la fornitura dei velivoli prevista entro la fine di luglio. Sebbene il numero dei jet sia limitato e non sia chiaro se i piloti ucraini abbiano già completato l’addestramento necessario per manovrarli, per Kiev si tratta indubbiamente di una buona notizia. E in ogni caso non l’unica. Stando a quanto riportato dal Wall Street Journal, Washington avrebbe infatti deciso di dotare tali aerei di missili e altri armamenti avanzati di fabbricazione americana.

Gli Usa non possono contare su scorte e capacità di produzione elevate ma, come ha dichiarato un alto funzionario della Casa Bianca, l’amministrazione Biden si è impegnata ad armare gli F-16 con munizioni in quantità tali da “soddisfare le esigenze più immediate dell’Ucraina”. Tra gli armamenti che dovrebbero essere forniti ci sono i missili aria-terra Agm-88 Harm, le versioni a lungo raggio dei kit Joint Direct Attack Munition che convertono le bombe non guidate in armi intelligenti e gli ordigni di “piccolo diametro” che hanno un raggio di esplosione ridotto. È prevista poi anche la consegna di missili aria-aria a medio raggio avanzati Amraam e a corto raggio Aim-9x. “I caccia sono inutili senza le armi”, afferma il Generale Maggiore Ralf Folland, comandante dell’aviazione della Norvegia, tra i Paesi insieme a Danimarca, Olanda e Belgio che hanno concordato il trasferimento degli F-16 a Kiev.

La decisione americana sulle munizioni, in effetti, pone fine ad una questione rimasta a lungo in sospeso ma non sgombra il campo da ulteriori interrogativi. In primis, su numeri e tempi. Sono un’ottantina i caccia che verranno consegnati all’Ucraina ma la fornitura non avverrà in una soluzione unica. Copenaghen dovrebbe trasferire i jet in un arco temporale di otto mesi mentre Bruxelles e Oslo non avrebbero ancora cominciato ia farlo. Un altro aspetto critico riguarda la lunga formazione dei piloti che avviene in più Stati. La fase di training in lingua inglese dei top gun viene svolta nel Regno Unito e in Francia mentre l’addestramento al volo avviene negli Stati Uniti, in Romania e in Danimarca.

Inoltre, non meno complesse appaiono la gestione della manutenzione necessaria per i sofisticati jet di fabbricazione americana e la definizione delle regole di ingaggio che i piloti dei velivoli dovranno seguire. Kiev vorrebbe impiegare gli F-16 per colpire in territorio russo. Un desiderio che, oltre a non essere di facile attuazione nell’immediato, non trova il favore di Washington. La Casa Bianca avrebbe infatti autorizzato l’utilizzo dei caccia in risposta agli attacchi da oltreconfine e non oltre i 100 chilometri dal confine tra le due nazioni in guerra.

Il governo ucraino ha espresso gratitudine agli alleati per la consegna degli F-16. Allo stesso tempo però il presidente Volodymyr Zelensky si è lamentato del ridotto numero di aerei sostenendo che contro la Russia ne servirebbero almeno un centinaio. Un’altra fonte di critiche riguarda il tempismo che ha portato alla concessione degli F-16, indicati da Kiev come una risorsa indispensabilesin dalla prima fase del conflitto. Biden, all’inizio contrario alla richiesta, ha dato il via libera al trasferimento dei caccia solo nel maggio del 2023. A distanza di oltre un anno, si stima che degli 80 velivoli autorizzati appena una ventina dovrebbero arrivare in Ucraina entro la fine del 2024.

Non stupisce dunque che le autorità del Paese aggredito da Mosca abbiano affidato in queste ore al Washington Post un commento al limite del rassegnato: "Troppo poco troppo tardi".

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