La corsa alla presidenza dei Gatti Uniti d'America

Folle campagna elettorale

La corsa alla presidenza dei Gatti Uniti d'America
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Miao! O meglio meow! Negli Stati Uniti non si è mai vista una campagna elettorale così, dopo il primo dibattito pubblico tra Donald Trump e Kamala Harris all'improvviso sembra una guerra di gattari. Tutti gli altri temi, economia, guerre, assistenza sanitaria, controllo delle armi, Nato, sono passati in secondo piano, e i social si sono riempiti di meme di ogni genere sui gatti.

Gatti e gattofili spaventati dall'affermazione (una fake news) di Trump secondo cui gli immigrati mangiano i gatti (e i cani, ma i cani hanno suscitato meno attenzione), dove nel frattempo Harris, avendo sorriso allibita durante il dibattito, è diventata «una che odia i gatti», e con la Harris, va da sé, tutti i democratici, sì, tutti i democratici mangiano i gatti. Mi torna in mente la celebre canzone di Gaber su destra e sinistra, il gatto sarà di destra e il cane di sinistra? Ma ti fa pensare anche a una serie distopica, tipo Black Mirror, o a film tipo Don't look up, o a un modo per catturare l'elettorato indeciso, i cinofili da una parte, i gattofili dall'altra, gli aristogatti da nessuna parte, troppo snob per votare.

C'è perfino qualcuno che, in modo amatoriale, ha fatto diventare le parole di Trump («They eating the dogs, they eating the cats») una canzone rap, perfino orecchiabile, diventata la hit di questi giorni, spopola su tutti i social, è anche simpaticissima, se il confine tra serietà e presa in giro non fosse diventato così sottile per alimentare non i gatti ma il consenso, in un modo o in un altro, come ha notato su X anche Luca Bizzarri.

Comunque sia, è arrivata Taylor Swift, per smentire quest'idea così tremenda, così plausibile, così da prendere in considerazione: che ogni democratico avesse sul tavolo un gatto arrosto.

Taylor ha postato una foto con il suo gatto antitrumpiano («una gattara senza figli» si è firmata), e quindi questo miao, questo meow, è diventato immediatamente un movimento globale in difesa dei gatti, chi se ne frega dell'Ucraina, chi se ne frega di Israele e palestinesi, chi se ne frega di tutti i problemi che incombono su questo sciagurato pianeta dove gli Usa hanno un ruolo cruciale per la libertà dell'Occidente: ci sono i gatti da salvare (tra l'altro in Cina li mangiano davvero, altro che difendere Taiwan, attacchiamo i cinesi per i gatti!), come se si dovesse eleggere non il presidente degli Stati Uniti ma il presidente dei Gatti Uniti d'America (in tal caso sarebbe avvantaggiato Trump, perché a pensarci bene, guardandolo in questa nuova veste gattesca, sembra che abbia Garfield sulla testa). Che dire? Speriamo bene, ciao, miao.

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