Ce la ricordiamo ancora lì, sul pulpito, a sghignazzare con quell'altro. Angela Merkel e Nicholas Sarkozy, i due falchi dell'austerity a intermittenza. Davanti a loro, in conferenza stampa, un manipolo di giornalisti a chieder conto di Silvio Berlusconi: "Il premier italiano vi ha dato rassicurazioni?". I due dovrebbero dimostrarsi solidali in un momento tanto difficile per il sistema Europa (erano gli anni post subprime, post Lehman Brothers, post contagio, con il Vecchio Continente sull'orlo dell'implosione, devastato della crisi dei debiti sovrani). Invece si scambiano sguardi divertiti, da bulletti, ridono e assicurano: "Ovviamente noi abbiamo fiducia in lui". Le immagini fanno il giro dell'Unione europea. La sinistra nostrana ci monta su una campagna mediatica contro il governo. Di lì a poco la nomina di Mario Monti senatore a vita. Infine la chiusura del cerchio: il Cavaliere si dimette e il capo dello Stato Giorgio Napolitano nomina il governo tecnico.
Oggi la Merkel non sghignazza più, si riposa. Cancelliere per sedici lunghissimi anni, dal 22 novembre 2005 all'8 dicembre 2021, può finalmente starsene lontana dai riflettori. Senza, però, abbandonare quei privilegi di cui godeva quando era la donna più potente della Germania e probabilmente di tutta l'Eurozona. Per legge dispone, infatti, di un ufficio (con codazzo annesso di nove persone) per adempiere, come spiegava tempo fa lo Spiegel, a "obblighi post-ufficiali". Come per esempio lo scorso 25 luglio alla prima del Bayreuth Opera Festival quando ha assistito al Parsifal di Richard Wagner.
Oltre allo staff, l'ex cancelliera può godere (ovviamente) di un'auto di servizio, (ovviamente) della scorta e (ovviamente) della copertura di tutte le spese legate a impegni e viaggi fatti "per conto e nell’interesse della Repubblica federale di Germania". Fin qui tutto nella norma. Anche se recentemente il Bundestag ha votato la riduzione del numero massimo di collaboratori in dote agli ex cancellieri. Si è scesi da nove, appunto, a cinque e poi, dopo cinque anni, a quattro. Essendo successiva alla fine del suo mandato, la spending review sullo staff non tocca la Merkel. Che, dal canto suo, si è ben guardata di ridurre il proprio personale. Ma, come accennavamo, non è stato questo a far storcere il naso ai tedeschi.
A indignare negli ultimi due anni sono state le spese "accessorie" di cui le casse dello Stato si sono dovute far carico. Nessuno dei suoi predecessori aveva, infatti, speso così tanto. E per che cosa poi? A far indignare l'opinione pubblica, come racconta lo Tagesspiegel, è il conto del parrucchiere: 55mila euro, in meno due anni. Taglio, piega e make up. Una cifra che sicuramente non manderà in bancarotta la Germania, ma che è sufficiente a offendere qualsiasi persona di buonsenso. I tempi dei predicozzi sull'austerity sembrano, insomma, bell'e che andati.
E proprio mentre la Germania vive una nuova ondata di difficoltà economiche. Ma ad Angela che importa se il Paese è tecnicamente in recessione e si trova a dover affrontare una crisi energetica pesantissima? Mentre gli altri tirano la cinghia, lei si fa la piega e sorride sorniona.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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