Le false profezie della sinistra che sosteneva Kamala Harris

Da Elly Schlein al "dinamico duo" Provenzano-Speranza, passando per Gentiloni, quest'estate era un profluvio di endorsement inutili in partenza per la vice di Biden

Le false profezie della sinistra che sosteneva Kamala Harris
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Kamala Harris non è riuscita nell'impresa di vincere contro Donald Trump. Nelle ultime settimane i sondaggi davano i due appaiati, addirittura in alcuni frangenti la candidata dem sembrava dovesse essere perfino davanti al tycoon. Anche se di poco. Invece, la notte dei dem americani è stata terribilmente sincera nel mostrare loro che, probabilmente, non c'è mai stata vicinanza tra i due candidati e che tutto ciò in cui hanno creduto sono state solo illusioni. Inutili gli endorsement delle star americane, figuriamoci quelli dei politici nostrani, che invece hanno creduto possibile influenzare il voto Usa. Come se il loro appoggio potesse essere davvero un ago in grado di spostare la bilancia. Invece, si sono trasformati in Cassandre involontarie, in profeti di sventura per la candidata dem dell'ultimo minuto.

Tra chi ci ha maggiormente creduto c'è senz'altro Elly Schlein, che il 23 agosto da Facebook postava: "Forza Kamala, anche il Partito democratico ti sostiene in questa sfida cruciale". Qualcuno potrebbe ben dire che il Pd dovrebbe trovare qualcuno che lo sostenga, prima di lanciarsi in mirabolanti endorsement inutili. Che poi, Schlein pare avere una certa confidenza con Harris, tanto da chiamarla per nome nel post più inutile della storia. E ci si domanda se la candidata dem americana, vice di Donald Trump, sappia anche solo chi sia Schlein. O ne abbia mai sentito parlare. La risposta è ben nota, ovviamente, quindi questo slancio da parte del segretario dem italiano è chiaro sia avvenuto al solo fine di racimolare qualche like, per quella strana voglia di esterofilia che attanaglia la sinistra italiana.

Non diverso l'endorsement di Roberto Speranza, che è addirittura volato negli Stati Uniti, insieme a Peppe Provenzano, per incoronare la candidata dem. Era agosto, a Chicago si teneva la convention dei democratici americani, e i due si erano mostrati felici e sorridenti, in mezzo a migliaia di sostenitori. Due tra i tanti, si potrebbe dire, una goccia in un oceano, per altro inutile, visto che né l'uno né l'altro potevano dare il proprio voto a Harris. Ma erano lì, soddisfatti di esserci, forse per poter dire, a novembre e in caso di vittoria, che loro c'erano quando il popolo ha incoronato la vice di Biden. Invece picche, anche stavolta, anche per loro.

A questa lista, che sicuramente è molto più lunga ma alcuni lungimiranti hanno ben pensato di eliminare ogni traccia, si aggiunge anche Paolo Gentiloni, che tutto felice lo scorso luglio addirittura ringraziava il presidente degli Stati Uniti, mostrando una piccola, ma comunque inquietante, bambolina snodabile di Kamala Harris: "Grazie

Biden, che ha scelto per il bene dell'America. La mia scrivania a Bruxelles". Chissà se la prossima volta lasceranno comunque traccia di questa loro peculiare passione o se la vivranno in privato.

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