Filo-ucraino e politico rigorista: chi è Mark Rutte futuro segretario della Nato

Il nuovo segretario generale della Nato è il secondo leader europeo più longevo dopo Angela Merkel. Ha guidato i Paesi Bassi dal 2010 al 2023, quando la sua alleanza di governo si è sfaldata

Filo-ucraino e politico rigorista: chi è Mark Rutte futuro segretario della Nato
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Mark Rutte sarà il nuovo segretario generale della Nato. Il politico olandese ha ottenuto il sostegno unanime dei 32 Paesi dell’Alleanza e il suo ultimo rivale, il presidente della Romania Klaus Iohannis, ha ritirato la sua candidatura giovedì 20 giugno. Entrerà in carica ad ottobre, allo scadere del mandato di Jens Stoltenberg già prorogato per quattro volte.

Nato all’Aia il 14 febbraio del 1967, ha studiato storia all’Università di Leiden e ha lavorato nell’ambito manageriale presso Unilever. Nel 2002, ha fatto il suo ingresso nella politica dei Paesi Bassi come membro del gabinetto dell’ex primo ministro Jan Peter Balkenende. Nel 2006, ha ottenuto la leadership del partito liberal-conservatore Vvd (Partito popolare per la libertà e la democrazia), portandolo alla vittoria nelle elezioni generali del 2010. Nello stesso anno, è stato nominato premier e, ad oggi, risulta essere il secondo leader politico più longevo dopo Angela Merkel. Il suo lungo predominio in Olanda è stato interrotto dalla crisi e dal successivo crollo del governo causato da disaccordi interni riguardo all’aumento del numero di rifugiati arrivati nel Paese. Il 7 luglio del 2023, Rutte ha annunciato sia le dimissioni dell’esecutivo, sia il suo ritiro dal ruolo di guida del Vvd. Le successive elezioni legislative sono state vinte dal partito di destra Pvv (Partito per la libertà) di Geert Wilders e il nuovo governo presieduto dal premier Dick Schoof entrerà in carica il 2 luglio.

Filo-ucraino ma non aggressivo come i possibili aspiranti al ruolo di segretario generale sul fianco orientale della Nato, Mark Rutte è stato scelto come candidato di compromesso in un momento estremamente complicato per l’Alleanza, alle prese con l’aggressione della Russia all’Ucraina e con le crescenti tensioni tra Mosca e diversi governi occidentali, primo tra tutti gli Stati Uniti. Nei suoi 14 anni da primo ministro, però, l’Olanda non ha mai raggiunto l’obiettivo di destinare il 2% del Pil alle spese militari, un punto su cui l’attuale segretario generale ha molto insistito.

Dal 2010, ha avviato un decennio di politiche rigoriste a fianco dell’alleata Angela Merkel e, quando l’Europa si è trovata alle prese con la pandemia di Covid, è stato tra i più ostici oppositori di chi chiedeva maggiore solidarietà e deroghe alle regole comunitarie. Si è più volte espresso contro l’emissione di bond che finanziassero il Next Recovery Fund, ritrovandosi però in minoranza. Si ricorda una sua frase pronunciata in un intervista al magazine 7 del Corriere della Sera nel 2020: “È cruciale che la prossima volta l'Italia sia in grado di rispondere a una crisi da sola”.

Attualmente è tra i leader che stanno discutendo i cosiddetti top jobs nell'Unione europea a seguito delle elezioni di giugno. Da sempre una spina nel fianco del nostro Paese, per ingraziarsi il premier Giorgia Meloni nel luglio del 2023 si è recato con lei e il presidente della Commissione Ursula von der Leyen in Tunisia, dove è stato firmato un memorandum d'intesa con il presidente Kais Saied per la gestione dei flussi migratori.

Ha partecipato anche al summit per la pace in Ucraina tenutosi in Svizzera, durante il quale ha promesso che i Paesi Bassi "continueranno a sostenere l'Ucraina in ogni modo possibile. Per tutto il tempo necessario e con tutto il sostegno necessario".

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