Golpe in Bolivia, le parole del generale e i sospetti sulla sinistra

I dubbi sulla matrice del tentato golpe a causa delle dichiarazioni del suo autore: il generale Zuniga

Golpe in Bolivia, le parole del generale e i sospetti sulla sinistra

Cosa sia andato in scena questa notte in Bolivia, non lo sapremo mai. Tuttavia, uno dei golpe più rapidi della storia sembra aver lasciato nuovamente il posto alla restaurazione dell'ordine. Le piazze festeggiano dopo lo scampato pericolo, la Costituzione è salva. Eroe del giorno è il presidente Luis Arce, l'uomo che avrebbe invitato i golpisti a vergognarsi di macchiare l'uniforme, ricacciandoli sotto la propria guida suprema, e assicurando alla giustizia l'eversivo generale Zuniga reo di aver sconquassato l'ordine costituito. Così, in sole tre ore il golpe, la crisi, la restaurazione sono stati serviti.

Il problema è che la lunga notte di La Paz ha lasciato dietro di sè pesanti strascichi e mille dubbi. Il più grande: si è trattato di golpe-nulla di nuovo in America Latina- o di comune false flag-altrettanto popolare presso certi lidi-?

Ad originare la sequela di sospetti è un video girato da più angolazioni che ritrae il generale Zuniga accerchiato da numerosi microfoni dei media locali, prima di essere arrestato, che lancia pesanti accuse al presidente Arce. La più grave, quella di essere stato uno strumento per rinverdire la popolarità del presidente attuale in vista delle prossime elezioni.

Nei video dell'intervista che circolano, di lunghezza varibile, pressato dalla stampa, Zuniga ammette di aver incontrato il presidente Arce domenica scorsa presso il Collegio La Salle di La Paz. "Il presidente mi ha detto che la situazione è fottuta. Questa settimana sarà critica. Quindi è necessario preparare qualcosa per aumentare/innalzare la mia popolarità": proprio quel "mia popolarità" in queste ore sta generando una serie di dubbi amletici sulla matrice del presunto golpe. Di chi è la popolarità nel discorso di Zuniga? A rigor di logica dovrebbe trattarsi della popolarità di Arce, ricorso evidentemente a mezzucci per pompare la propria presa sull'elettorato, spaccato tra gli "evisti" (i sostenitori di Morales) e gli "arcisti". Secondo Zuniga, il presidente gli avrebbe perfino dettato come orchestrare logisticamente il colpo: "tiriamo fuori il corazzato, tiralo…lunedì, no domenica sera già i corazzati inizieranno a scendere -inizia ad elencare veicoli di trasporto- 6 cascabeles e 6 urutu , più 14 ZETA/seta del reggimento di Achacache".

Ma più di qualcuno, maliziosamente, vorrebbe andare all'interpetazione letterale delle parole. E se quel "mia popolarità" si riferisse, invece, proprio a Zuniga? C'è da chiedersi perchè mai un presidente dovrebbe chiedere a un generale di fingere un golpe per pompare la propria fama: del resto, Zuniga popolare già lo è. La stampa locale lo ha ribattezzato, infatti, "il generale del popolo", per la sua vicinanza al mondo dei minatori e dei sindacati, nonostante un'accusa di frode in cui avrebbe trafugato 400.000 euro di fondi pubblici quando comandava un reggimento di fanteria. Arce lo aveva nominato due anni fa, proprio quando l'ex presidente Morales lo aveva accusato di capeggiare una banda all’interno dell’esercito – i “Pachajchos” – che avrebbe perseguitato politici di alto livello, Morales compreso.

Ora Zuniga è accusato di terrorismo e di insurrezione armata contro la sicurezza e la sovranità statale. Lo scrivono i media locali, ricordando che l'ufficio del procuratore aveva in precedenza spiccato un mandato di arresto nei suoi confronti. Il generale aveva promesso la formazione di un nuovo governo accusando le autorità di "attacchi contro la democrazia" e dicendo che era arrivato il momento di dire "basta con l'impoverimento della nostra patria, basta con l'umiliazione dell'esercito. Siamo qui per dar voce al malcontento".

In un videomessaggio, il presidente Arce aveva da subito avvertito che la democrazia era a rischio, invitando i cittadini a scendere in piazza per fermare il tentativo di rovesciarlo. "Abbiamo bisogno che il popolo boliviano si mobiliti e si organizzi contro questo colpo di stato e a favore della democrazia", ​​aveva esortato Arce in un videomessaggio girato nella Grande Casa del Popolo, la residenza presidenziale ufficiale nella capitale de facto della Bolivia, La Paz. Affiancato dai membri del suo gabinetto, aveva aggiunto: "Non possiamo permettere, ancora una volta, tentativi di colpo di stato che causino vittime boliviane". I ministri gli avevano fatto eco gridando: "lunga vita al popolo boliviano! Viva la democrazia!.

Lunga vita al nostro presidente Luis Arce!". "Denunciamo alla comunità internazionale un tentativo di colpo di stato contro il nostro governo democraticamente eletto", aveva twittato il vicepresidente David Choquehuanca.

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