Tra Israele e Hezbollah è guerra di spie: partita la caccia all'uomo

Le operazioni letali di Israele a Beirut e a Teheran sollevano il sospetto che Tel Aviv abbia potuto contare su agenti doppiogiochisti tra gli uomini di Hezbollah e del regime iraniano

Tra Israele e Hezbollah è guerra di spie: partita la caccia all'uomo
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Non è solo l’ora della vendetta quella scattata dopo la neutralizzazione del numero due di Hezbollah Fuad Shukr e del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh. Infatti, in parallelo all’organizzazione da parte della Repubblica islamica e del Partito di Dio della rappresaglia agli attacchi lanciati da Israele a seguito della strage di bambini al campo da calcio nel Golan, attribuita ai miliziani libanesi, sia a Beirut che a Teheran si sta consumando una febbrile caccia alla talpa.

Come è possibile, si chiedono gli alleati del regime degli ayatollah, che lo Stato ebraico sia riuscito a localizzare e ad eliminare esponenti così in vista dell’Asse della resistenza iraniana? Negli scorsi giorni il New York Times citando fonti anonime ha svelato che il 31 luglio ad uccidere Haniyeh sarebbe stata una bomba piazzata mesi fa nel suo rifugio nella capitale dell'Iran. Un’impresa impossibile da eseguire se non con il supporto di agenti infiltrati dagli 007 di Tel Aviv.

Un copione simile sarebbe andato in scena a Dahieh, il sobborgo meridionale di Beirut controllato da Hezbollah, dove qualche giorno prima Shukr è stato eliminato da un missile israeliano. Ad affermarlo sono i giornalisti di Al-Janoubia, vicina ai guerriglieri libanesi, che hanno ricordato l’avversione alla tecnologia del loro comandante il quale ha sempre evitato registrazioni video e vocali rendendo così i suoi spostamenti impossibili da rintracciare. O quasi.

La leadership di Hezbollah è certa che i suoi ranghi siano stati infiltrati ad alti livelli da una rete di agenti israeliani”, ha riportato Al-Janoubia, subito ripresa dal Jerusalem Post. Il timore tra i membri del Partito di Dio è che Tel Aviv sia in possesso di un archivio completo dei loro dati, inclusi “nomi, foto, numeri di telefono, indirizzi e tracce audio”. D’altra parte, confermando il blitz in Libano, il generale Herzi Halevi, capo di Stato maggiore dell’Idf, ha affermato che Israele sa come operare a Beirut e ha precisato di sapere anche come “colpire nel sottosuolo e come muoversi con forza”.

Solo poche persone erano a conoscenza degli spostamenti del numero due di Hezbollah e proprio tra chi era al corrente dei suoi trasferimenti sarebbero stati già eseguiti i primi arresti. In particolare sarebbe sotto torchio un esponente di alto grado delle forze di sicurezza del movimento sciita. Dell’agente sospettato di doppio gioco si sa che non fosse in buoni rapporti con alcuni elementi del gruppo ritenuto uno Stato nello Stato libanese e che fosse incaricato di dare il via libera ad un imminente incontro tra Shukr e il capo del partito di Dio Hassan Nasrallah.

Shukr era da tempo nel mirino di Israele essendo stato uno dei collaboratori più stretti di Imad Mughniyeh, la primula rossa di Hezbollah eliminata nel 2008 in un’operazione congiunta della Cia e del Mossad raccontata nel

telefilm Ghosts of Beirut. Come Mughniye, anche il comandante dell'organizzazione libanese era considerato un “fantasma”. Ma, a quanto pare, su di lui Tel Aviv sapeva molto più di quanto non lasciasse trapelare.

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