Kiev: "Pronti a firmare in qualsiasi momento accordo su terre rare"

L'annuncio del primo ministro ucraino arriva a poche ore dalla sospensione degli aiuti militari al Paese aggredito dalla Russia. La preoccupazione su quanto tempo il Paese potrà resistere

Kiev: "Pronti a firmare in qualsiasi momento accordo su terre rare"
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Kiev è "pronta a firmare in qualsiasi momento l'accordo sulle terre rare con gli Stati Uniti". Ad annunciare la possibile svolta nelle trattative per porre fine al conflitto nell’Europa orientale è il primo ministro ucraino Denys Shmyhal che nel corso di una conferenza stampa ha precisato che a questo punto si attende la risposta americana attraverso i canali diplomatici. Le dichiarazioni dell'alto rappresentante dell'Ucraina arrivano a distanza di poche ore dalla sospensione degli aiuti militari statunitensi decisa dal presidente Trump e imprimono velocità ai negoziati di fatto avviati dalla Casa Bianca con il Cremlino dai quali Kiev è rimasta esclusa sino ad ora.

La notizia della disponibilità ucraina arriva all'ora dell'alba nella capitale Usa. Dall’altra parte dell’Atlantico, invece, il buio che avvolge l’Ucraina dal fallimento del vertice di venerdì scorso tra The Donald e Zelensky è sempre più fitto, come dimostrato appunto dallo stop agli equipaggiamenti bellici. A tal proposito il primo ministro ucraino ha voluto ribadire che il suo Paese "farà di tutto per resistere" dopo quanto stabilito da Washington e ha espresso assoluta determinazione "a continuare la cooperazione con gli Stati Uniti d'America" dicendosi fiducioso che il loro sostegno "continuerà".

In parallelo alle aperture di Kiev nei confronti del tycoon, il governo di Zelensky continua a mandare segnali di ulteriore avvicinamento agli alleati in Europa. Il consigliere della presidenza ucraina Mykhailo Podolyak ha infatti dichiarato che sono in corso discussioni "con i nostri partner europei" per la possibile sostituzione degli aiuti militari americani pur sottolinenando di non escludere "naturalmente la possibilità di negoziati con le nostre controparti statunitensi".

L'allarme per gli ultimi sviluppi in Ucraina è altissimo. Il deputato ucraino Fedir Venislavsky, confermando stime simili comparse sui quotidiani Usa, ha affermato in un'intervista che il suo Paese ha risorse a sufficienza per andare avanti "per circa sei mesi anche senza un aiuto consistente da parte degli Stati Uniti ma certamente sarà molto più difficile" e ad ogni modo è arrivato il momento di valutare strategie per compensare "quantità e qualità di armi" in precedenza fornite dal loro più importante alleato.

La sospensione temporanea delle consegne di armamenti non ancora arrivati in Ucraina - incluse quelle in transito o già in Polonia - e per un valore di oltre un miliardo di dollari è stata anticipata nelle scorse ore da funzionari anonimi dell'amministrazione repubblicana che hanno dichiarato ai media Usa che Trump "è stato chiaro, è concentrato sulla pace", aggiungendo che "è necessario che i nostri partner si impegnino a raggiungere questo obiettivo. Stiamo sospendendo e rivedendo i nostri aiuti per garantire che questo contribuisca a una soluzione". Le stesse fonti hanno precisato che la decisione del presidente statunitense, presa al termine di un incontro tenuto con i responsabili della sicurezza nazionale, potrà essere rivista se Zelensky dimostrerà sforzi "in buona fede" per raggiungere la fine del conflitto.

Il governo britannico ha reagito a quanto stabilito da The Donald rilasciando un comunicato in cui si legge che intende rimanere "impegnato ad una pace duratura in Ucraina" e di lavorare "con gli alleati chiave a sostegno di ciò. È la cosa giusta da fare ed è nel nostro interesse farlo". Il ministro francese incaricato per gli affari europei Benjamin Haddad ha affermato che la sospensione delle armi all'Ucraina "allontana la pace".

Di segno opposto, come prevedibile, la reazione della Russia che, attraverso il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, ha fatto sapere che la decisione di Trump è "il miglior contributo" possibile per arrivare alla conclusione della guerra.

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