Un incontro che aveva al centro focus economici, industriali e commerciali me che, ovviamente, è stato allargato alle questioni geopolitiche più scottanti del momento: dal fronte russo in Ucraina alla guerra che sta destabilizzando lo scacchiere mediorientale. È questa l'estrema sintesi del bilaterale intercorso ieri tra Giorgia Meloni e Xi Jinping. Una missione, quella del presidente del Cosglio italiano in Cina, che adesso proseguirà con una tappa a Shangai dove domani è programmato un faccia a faccia con il segretario del Partito comunista Chen Jining.
La "pace cinese" nell'incontro Meloni-Xi
Un'agenda allargata al Medio Oriente come all'Ucraina, alla luce del nuovo ruolo che Pechino sembrerebbe volersi intestare nelle ultime settimane. Non più un pragmatismo estremo e asettico, bensì la voglia (ma soprattutto, l'interesse) a proporre una pace "cinese" che possa riequilibrare gli scossoni degli ultimi quattro anni. Come? Ricucendo strappi, colmando gap, ma soprattutto senza più disturbare la Via della Seta. Un ruolo possibile, che la stessa Meloni ha riconosciuto tale nell'incontro di ieri, a proposito dell'escalation di queste ore in Medio Oriente. Si è detta infatti, molto preoccupata per quello che sta accadendo in Libano, per il rischio di un peggioramento ulteriore degli equilibri regionali, "proprio mentre sembrava che ci potessero essere degli spiragli".
Il presidente del Consiglio, infatti, ha sottolineato quanto sembri sfuggente il cessate-il-fuoco che continua a tardare a venire, nonostante gli sforzi diplomatici di questi mesi: "Ogni volta che ci sembra di essere un pò più vicini all'ipotesi di un cessate il fuoco accade qualcosa. Significa che ci sono diversi soggetti regionali che puntano a un'escalation e che puntano sempre a costringere Israele a una reazione. Lo dico anche per invitare Israele a non cadere in questa trappola", ha aggiunto. E sul ruolo della Cina, ha ribadito come Pechino possa e debba un interlocutore molto importante nell'ottica della normalizzazione, visiti i solidi rapporti del Dragone con Iran e Arabia Saudita.
Spiragli di collaborazione in Ucraina
Ma è sulla guerra in Ucraina, che i toni si sono fatti più duri, decisi. Meloni ha sì ribadito che con Xi Jinping è stato un confronto franco, trasparente e rispettoso su tutte le materie sulle quali la Cina resta un partner indispensabile, da ingaggiare senza se e senza ma in questo momento. Tuttavia, non ha mancato di sottolineare che "l'aggressione della Russia all'Ucraina è un attacco frontale alla convivenza pacifica fra i popoli e alle regole del diritto internazionale". Quanto al sostegno della Cina alla Russia, il governo italiano ha ripetuto che Roma è stata abbastanza chiara nel porre la questione, provando a ragionare insieme anche su quali siano gli interessi che ha ciascuno in questa intricata vicenda geopolitica e nel conflitto.
Del resto, due segnali, hanno permesso di sfondare un aporta già aperta. Già nell'incontro con il premier Li Qiang, Meloni aveva citato espressamente "l'aggressione russa ai danni dell'Ucraina" tra i fatti che "si ripercuotono sulla sicurezza e l'integrazione economica globale", spingendo sul danno economico legato ai conflitti. Ma il precedente di maggior rilievo è stato, senza dubbio, l'incontro a Canton del 24 luglio scorso tra il ministro degli Esteri cinese Wang Yi e il suo omologo ucraino Dmytro Kuleba. Un felice bilaterale in cui Kuleba si è detto pronto a negoziare, interloquendo con un Wang alle prese con la "svolta diplomatica cinese".
Il nuovo ruolo "diplomatico" di Pechino
Da qui un passo molto importante, una mano tesa, una porta aperta alle intenzioni di Xi: "Penso che la Cina non abbia alcuna convenienza in questa fase a sostenere la capacità industriale russa, anche se come sappiamo non interviene direttamente, è evidente che questo crea una frizione perchè lo abbiamo scritto in tutti i modi possibili e immaginabili e lo abbiamo ribadito e io spero che ci si renda conto che questa nazione può giocare veramente un ruolo dirimente. Il presidente Xi diceva ieri che la Cina lavora sempre per la convivenza pacifica tra i popoli ecco mi piacerebbe che si facessero dei passi in questo senso", ha concluso Meloni.
Un credito aperto, insomma, che è passato anche nella
candidatura dell'Italia a essere nuovo ponte tra Pechino e l'Unione Europea, allontanatesi sempre più negli ultimi quattro anni. “Rispetto delle regole” è stato il suo mantra durante l'intero incontro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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