Milei (e Verón in campo): la rivoluzione del calcio

Nel Paese il fútbol è una religione, per questo molti analisti pensano che Milei (a sua volta calciatore in età giovanile) ne stia facendo una questione di principio e di immagine

Milei (e Verón in campo): la rivoluzione del calcio
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Sui campi di calcio Juan Verón, ben noto ai tifosi italiani (ha giocato tra l'altro nella Lazio e nell'Inter) era un centrocampista duro, talvolta ai limiti del fair play. Da manager e presidente dell'Estudiantes di La Plata, città a una sessantina di chilometri da Buenos Aires, sta rivelando inaspettate doti di diplomazia e abilità manovriera. Tanto da diventare il perno su cui il presidente argentino Javier Milei ha basato la strategia per vincere la prossima battaglia: la liberalizzazione del calcio. La questione va ben oltre il dato economico. Nel Paese il fútbol è, come si dice di solito, una religione, per questo molti analisti pensano che Milei (a sua volta calciatore in età giovanile) ne stia facendo una questione di principio e di immagine. Una specie di banco di prova per dimostrare alla cittadinanza il successo delle sue politiche.

Non è un caso che tra i primi decreti emessi da neo-presidente, già nel dicembre 2023, a pochi giorni dal suo insediamento, ce ne fosse uno che consentiva ai club calcistici di diventare normali società commerciali a scopo di lucro. Era la rottura di un tabù: da sempre le squadre argentine hanno una forma giuridica simile a quella delle cooperative in mano ai soci-appassionati, e si dedicano, oltre che a quella sportiva, anche ad attività sociali e filantropiche. Ovvie le resistenze dell'establishment calcistico, culminate con un ricorso dell'Afa, la federazione calcistica, controllata da esponenti vicino al vecchio partito peronista, prontamente accolto da un tribunale. Fin qui il braccio di ferro, che pareva avviato a uno stallo destinato a prolungarsi.

Ma è a questo punto che entra in campo Verón. L'ex giocatore, a suo tempo soprannominato non si sa bene perché «brujita», ovvero streghetta, ha di recente stretto un accordo con un uomo d'affari americano, Foster Gillett, figlio dell'ex co-proprietario del Liverpool, perché questi diventi socio di capitale dell'Estudiantes. Per superare l'impasse in cui il settore si trova ha elaborato un progetto che comporta una sorta di sdoppiamento della forma giuridica del club: da una parte il tradizionale volto sociale-filantropico, dall'altra una nuova società commerciale (in cui entreranno gli azionisti americani) incaricata di apportare nuove risorse. I soci Usa rinunceranno ad alcune prerogative che verranno mantenute in capo alla vecchia «cooperativa» (per esempio, a quanto pare la decisione di acquistare o vendere giocatori). Presto l'accordo verrà sottoposto al voto dell'assemblea dei tifosi-soci (quasi 60mila), che con il loro «sì» potrebbero avviare una svolta storica.

In realtà il progetto non rispecchia al 100% quello che Milei aveva in mente per il settore.

Ma le sue prime reazioni sembrano poco meno che entusiastiche: «Verón è un uomo di grande intelligenza, sta muovendo il club nella giusta direzione. Di fronte a lui mi levo il cappello». Par di capire, insomma, che per il presidente argentino una battaglia così simbolicamente importante valga bene un compromesso.

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