Nella giornata di sabato 25 marzo, il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha reso noto che Mosca e Minsk hanno deciso di collocare armi nucleari tattiche sul territorio della Bielorussia.
“Dal 3 aprile procederemo alla formazione del personale, e il primo luglio ultimeremo la costruzione di un deposito per armi nucleari tattiche sul territorio bielorusso”, ha detto il capo di Stato russo durante un'intervista al canale televisivo Rossiya 24. Il presidente Putin ha anche sottolineato che la Russia ha già aiutato la Bielorussia a convertire i suoi assetti allo scopo, e anche ad aggiornare i piani di impiego di questo tipo particolare di armamento.
La dichiarazione del leader del Cremlino arriva in un momento in cui il Regno Unito ha fatto sapere che invierà proiettili anticarro con anima ad uranio impoverito all'Ucraina, che saranno utilizzati per gli Mbt (Main Battle Tank) “Challenger 2” che Londra sta per spedire all'esercito ucraino. Si tratta di munizioni che sfruttano la densità di questo elemento, meno radioattivo dell'uranio naturale (da cui “impoverito”) per penetrare le corazze dei tank avversari: in gergo militare si chiamano proiettili Apfsds (Armour Piercing Fin Stabilized Discarding Sabot), e se ne costruiscono anche con l'anima di carburo di tungsteno, altro materiale molto “duro” ma di più difficile reperimento.
Secondo il Cremlino, quindi, la decisione di schierare armi nucleari tattiche in Bielorussia risponderebbe all'invio di questo tipo particolare di munizionamento anticarro all'Ucraina, ma un realtà, come sappiamo, è qualcosa che si stavano preparando a fare da tempo: Mosca ha ventilato questa possibilità sin quasi dalle prime fasi del conflitto, e soprattutto ha iniziato ad addestrare i bielorussi per l'uso di armi nucleari tattiche, predisponendo anche alcune basi per il loro possibile schieramento.
Inoltre la Russia ha fornito alla Bielorussia il sistema di lancio di missili balistici a corto raggio mobile “Iskander-M”, e ha dimostrato di utilizzare il territorio di Minsk per il lancio di questi vettori durante il conflitto, soprattutto nelle sue prime fasi.
L'”Iskander-M”, o 9K720 (SS-26 “Stone” in codice Nato), è un sistema per missili balistici mobile a corto raggio – chiamati anche Srbm o di teatro – il che significa che hanno una gittata massima compresa tra i 500 e i 600 chilometri. Una batteria di “Iskander” è composta da un veicolo Tel (Transporter Erector Launcher) in grado di trasportare e lanciare due missili. Questo veicolo è dotato di sistemi di protezione Nbc (Nuclear Biological Chemical) ed è accompagnato da un mezzo di trasporto/ricarica, un veicolo di comando e controllo, una stazione mobile di raccolta informazioni e preparazione per la missione, un veicolo officina per la manutenzione ed uno per il supporto vitale. I veicoli sono anfibi ed il Tel, in particolare, è in grado di viaggiare ad una velocità massima di 70 km/h su strada con un’autonomia di 1100 chilometri.
Il missile balistico che arma l'”Iskander-M”, il 9M723-1, ha una gittata massima compresa tra i 400 ed i 500 chilometri e può montare una testata bellica di tipo diverso a seconda della missione: singola convenzionale da 720/800 chilogrammi con esplosivo ad alto potenziale, termobarica tipo Fae (Fuel Air Explosive), con submunizioni e nucleare (potenza tra i 5 ed i 50 kilotoni).
Molto probabilmente, quindi, le armi nucleari tattiche di cui parla il Cremlino sono rappresentate dalle testate degli “Iskander-M” che se posizionate in Bielorussia potrebbero aumentare la porzione di territorio dei Paesi Nato sotto tiro di questi sistemi.
Questi missili, infatti, sono già presenti da anni, e dotati anche di testata atomica, nella regione di Kaliningrad, l'exclave della Federazione Russa sul Baltico che confina con Polonia e Lituania. In particolare, il loro possibile schieramento nella parte meridionale della Bielorussia metterebbe sotto tiro la quasi totalità della Polonia, buona parte del territorio della Repubblica Slovacca, e il loro raggio d'azione toccherebbe porzioni di Ungheria, Romania, Moldavia e Repubblica Ceca. Per i Paesi Baltici, invece, la situazione non cambierebbe, in quanto avendo un lungo confine con la Russia essi sono già pienamente sotto tiro da parecchio.
Per dare un'idea della potenza di una testata nucleare da 50 kilotoni, quella massima trasportabile da un vettore del sistema “Iskander-M”, se esplodesse in aria sul centro di Milano produrrebbe istantaneamente più di 150mila morti e 446mila feriti, i danni leggeri causati dall'onda d'urto coprirebbero un'area di 167 chilometri quadrati e il raggio massimo, stimato, di questi sarebbe di 7,2 chilometri dal punto dell'esplosione sul cielo del capoluogo lombardo. Il raggio massimo degli effetti termici dati dalla palla di fuoco (ustioni di terzo grado sulla pelle esposta) sarebbe di 3,2 chilometri circa, mentre quello dei danni moderati di 2,5 chilometri coprendo quindi un'area di 21 chilometri quadrati.
Per dare un termine di paragone: l'onda d'urto, se la testata esplodesse a circa 1100 metri di quota sul Duomo di Milano, provocherebbe danni leggeri alle strutture in mattoni sino a San Donato Milanese, Cesano Boscone e Sesto San Giovanni. Chiunque invece si dovesse trovare nel centro storico di Milano, salvo fosse in un rifugio sotterraneo adeguatamente predisposto, andrebbe incontro a morte certa o per l'intenso calore o per l'irradiazione diretta, che sarebbe efficace entro un raggio di 1,16 chilometri. La ricaduta radioattiva, o fallout, con questi parametri di quota e potenza, sarebbe irrilevante.
Tornando alle armi nucleari tattiche di Mosca in Bielorussia è anche possibile che il Cremlino stia preparando
l'aeronautica di Minsk per l'impiego di bombe a caduta libera, ma attualmente non ne abbiamo la certezza. Il controllo di queste armi, però, come ribadito anche dal presidente Putin, sarà strettamente nelle mani di Mosca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.