Navi, forze speciali e hub per gli aiuti: ecco la base dell'Occidente su Gaza e Israele

Nicosia ha già dato la sua disponibilità per rendere l'isola un hub per un corridoio marittimo di aiuti umanitari a Gaza. Macron ha approvato l'ipotesi mentre forze speciali di vari Paesi occidentali sono già a Cipro in attesa di ordini

Navi, forze speciali e hub per gli aiuti: ecco la base dell'Occidente su Gaza e Israele
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La possibilità di creare un corridoio umanitario internazionale per portare aiuti alla popolazione di Gaza è da settimane sul tavolo della diplomazia mondiale. Un'eventualità discussa sia a livello europeo che a Washington e in cui l'isola di Cipro sta iniziando ad assumere un ruolo sempre più rilevante.

Il presidente cipriota Nikos Christodoulides ha già dato la propria disponibilità a rendere Nicosia l'hub di questo possibile corridoio degli aiuti umanitari. Sul punto è sembrato molto interessato anche il collega francese Emmanuel Macron, che come leader di una delle potenze da sempre più coinvolte nei destini di Cipro, ha già mostrato il proprio sostegno all'idea ed è possibile che la perori anche nella conferenza umanitaria indetta a Parigi per il 9 novembre. E ora è possibile che anche le altre potenze europee seguano questa ipotesi complice anche la presenza nell'isola e nei suoi mari di navi e forze speciali per eventuali forniture di aiuti umanitari o per l'ipotesi di evacuazione di massa dall'area mediorientale.

Palazzo Chigi aveva già segnalato la presenza di una nave della Marina militare italiana nelle acque vicino l'isola. Mentre nelle ultime settimane, i media internazionali hanno riportato la notizia dell'arrivo di unità dalla Germania e dai Paesi Bassi per essere pronti in caso di emergenza al di là delle acque del Levante. Il quotidiano Cyprus Mail, inoltre, ha segnalato la scorsa settimana un aumento del personale militare nelle basi britanniche dell'isola, Akrotiri e Dhekelia, territori d'Oltremare di Londra. Come riportato da Agenzia Nova, il ministero della Difesa britannico ha risposto alle domande del quotidiano cipriota dicendo che quel personale, circa cento uomini in più, "è supplementare alle forze già dispiegate e contribuisce alla stabilità nella regione". Confermando quindi le notizie riportate dal Cyprus Mail.

La notizia del rafforzamento militare da parte di alcuni Paesi europei, in particolare della Germania, non è piaciuta alla parte settentrionale dell'isola, la autoproclamata repubblica turca di Cipro nord, che ha sottolineato come tutto questo vada coordinato tra le potenze garanti della stabilità cipriota. Turchia compresa, dunque, che non solo ha già i suoi militari nella parte settentrionale del potenziale hub degli aiuti a Gaza, ma ha anche un enorme interesse a inserirsi nella partita umanitaria per la popolazione palestinese oltre che ad aumentare il proprio ruolo nell'isola.

Cipro, del resto, sembra essere un crocevia di interessi che potrebbe renderla perfetta come base per questo tipo di missioni. Il governo ha un rapporto eccellente con Israele, dimostrato da esercitazioni militari congiunte e da accordi sul gas e sulla strategia del Mediterraneo orientale. L'ipotesi di usarla come hub, secondo quanto rivelato dall'Ansa, sembrerebbe essere stata approvata proprio dallo stesso governo di Benajmin Netanyahu a condizione che i funzionari israeliani possano "controllare i container a Cipro".

Le forze militari europee, britanniche e statunitensi utilizzano le basi dell'isola da anni e sono le più vicine tanto alla Striscia di Gaza e allo Stato ebraico quanto al Libano e alla Siria. La Turchia potrebbe frenare l'ipotesi come d'altro canto dare il suo placet in cambio di alcune garanzie. E anche l'Egitto, altro hub fondamentale per il valico di Rafah, è raggiungibile con navi e aerei in tempi rapidi. Anche se l'idea è che una volta scelta Cipro, gli aiuti si spostino dall'isola verso il territorio israeliano o della Striscia, forse anche per non gravare sul Cairo che ha già timore di un'ondata di profughi e che deve controllare il valico per l'uscita di ostaggi e stranieri. Infine, le navi della flotta statunitense, in particolare due portaerei e i rispettivi gruppi d'attacco, sono già presenti nel Mediterraneo orientale.

E tutto questo può trasformare Nicosia e i suoi porti in un vero e proprio hub di una missione umanitaria che può dare già indicazioni sul futuro della Striscia di Gaza una volta terminata l'operazione militare di Israele per sradicare Hamas.

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