L’esercito israeliano espande la sua presenza nella Striscia di Gaza. A riferirlo è il New York Times che riporta informazioni fornite da funzionari dello Stato ebraico suffragate dall'analisi di immagini satellitari. Il risultato dell'indagine compiuta dal quotidiano americano è netto: l’Idf ha fortificato strutture militari e distrutto edifici palestinesi gettando le basi per una presenza di lungo termine nell’area.
Negli ultimi 90 giorni sarebbero circa 600 gli edifici demoliti attorno al corridoio di Netzarim, una strada lunga poco più di sei chilometri che taglia in due la Striscia e impedisce a centinaia di migliaia di sfollati di tornare nella parte settentrionale dell’exclave. Tale corridoio è stato occupato dalle forze di Tel Aviv sin dalle prime fasi delle operazioni lanciate dal governo di Benjamin Netanyahu a seguito della strage compiuta da Hamas il 7 ottobre 2023.
Gli israeliani avrebbero dunque creato una zona cuscinetto di una trentina di chilometri quadrati nel cuore di Gaza espandendo una rete di avamposti dotati di torri di comunicazione e apparati di difesa che lasciano pochi dubbi sui piani futuri dell’esercito dello Stato ebraico. Le immagini dai satelliti mostrano come i militari di Tel Aviv abbiano nell’area almeno 19 grandi basi e dozzine di altre più piccole. Di queste sono 12 le strutture costruite o espanse dall’inizio di settembre.
Da un lato l’Idf fa sapere che si tratta di costruzioni che potrebbero essere rimosse "in un giorno". Dall’altro il generale in pensione Amir Avivi afferma invece che l’obiettivo dei militari sia evidente - “il ritiro e la separazione non sono più un’opzione” - mentre proprio alcuni ministri del governo Netanyahu hanno più volte sostenuto che la presenza dell’esercito potrebbe permettere ai coloni di reinsediarsi nella Striscia.
Il ministro per la sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir ha dichiarato di essere "assolutamente" a favore dell'occupazione del territorio di Gaza e dell'emigrazione dei palestinesi residenti nella regione. Ben-Gvir ha detto inoltre che andare a vivere in un insediamento nella Striscia con la sua famiglia "è sicuramente una possibilità". Il premier Netanyahu, che il mese scorso ha visitato il corridoio di Netzarim, ha per il momento escluso un ritorno dei civili israeliani a Gaza, un territorio occupato durante il conflitto del 1967 e poi abbandonato nel 2005. "Bibi" ha appena incassato le critiche di Benny Gantz, ex componente del Gabinetto di guerra, il quale ha affermato che "ci sono enormi successi militari nella Striscia di Gaza ma zero successi politici".
Joe Biden ha più volte indicato di essere contrario ad una presenza israeliana di lungo termine nella Striscia. Infatti, per il presidente uscente Usa essa dovrebbe far parte di un futuro Stato palestinese. Più ambigua sin qui la posizione del suo successore Donald Trump che ha incoraggiato Netanyahu a fare “quel che deve” per eliminare i terroristi di Hamas.
Intanto le autorità egiziane hanno reso noto che le delegazioni di Fatah e Hamas si sono incontrate al Cairo
per "arrivare ad un'intesa" sulla gestione di Gaza nel dopoguerra "sotto controllo totale dell'Autorità palestinese". Un’iniziativa che adesso sembra destinata a scontrarsi con i piani di Tel Aviv.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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