Un esito che non sorprende nessuno: come era previsto è stata votata oggi la sfiducia al Bundestag al governo di minoranza guidato da Olaf Scholz, aprendo le porte a elezioni anticipate il 23 febbraio.
Il discorso di Scholz e il voto
Lo stesso cancelliere socialdemocratico nel suo intervento, questa mattina in aula, aveva affermato che il suo "obiettivo è indire elezioni generali anticipate". Una scelta dolorosa e necessaria per una locomotiva ormai singhiozzante. Scholz ha parlato di “sabotaggio del proprio governo”: nel suo discorso sulla fiducia il cancelliere si è espresso ancora una volta contro la Fdp. In un discorso di 25 minuti in cui ha parlato della fatica dell'economia tedesca a mantenere il ruolo di traino d'Europa, ha soprattutto puntato il dito contro le responsabilità dei liberali del Fdp che hanno fatto venire meno la coalizione semaforo. Dopo due ore di dibattito, intorno alle 15.00, ha poi avuto luogo la votazione per appello nominale dei 733 deputati.
Nella votazione di fiducia 394 deputati hanno votato contro Scholz, 207 a favore. Si sono astenuti 116. Perché Scholz conservasse la fiducia sarebbero stati necessari 367 voti. Come spiegato dallo stesso cancelliere tedesco, la richiesta del voto di fiducia, arrivata a seguito della rottura della coalizione di governo tra Spd, Verdi e Fdp dopo il lincenziamento del ministro delle Finanze, Christian Lindner (Fdp), è arrivata per poter "consentire nuove elezioni". Un meccanismo, quello della sfiducia, usato raramente e in situazioni di emergenza. L’ultima volta che questa misura si era resa necessaria è stato nel 2005 quando al governo sedeva Gerhard Schröder.
Toni da campagna elettorale
Considerata la stagnazione dell'economia tedesca e la crisi globale che sta attraversando l'Occidente, rinviare le elezioni alla data prevista per settembre 2025 rischiava di essere considerata una mossa suicida dagli elettori. Il Partito Socialdemocratico di Scholz è molto indietro nei sondaggi d'opinione, mentre l'Unione Cristiano-Democratica di Friedrich Merz sembra essere sulla buona strada per tornare al governo.
Una crisi che non è solo politica, bensì strutturale. Come ha ricordato il ministro dell'Economia tedesco, Robert Habeck, nel suo intervento al Bundestag in occasione del voto di fiducia al cancelliere, la Germania non registra alcuna crescita reale dal 2018 e ha definito un grosso errore quello di "affidarsi all’energia russa". "In generale, l’Unione ha valutato male la situazione geopolitica e ha sostenuto la Cina", ha detto ancora il ministro dell'Economia, sottolineando anche che Cdu-Csu hanno fatto troppo affidamento sulla sicurezza americana. Ua Germania potente che tuttavia ha allargato eccessivamente la propria impronta energetica e di sicurezza, ponendo la propria stabilità al di fuori dei propri confini. La storia ha fatto il resto.
C'è chi ha intravisto nello Scholz di quest'oggi già toni da campagna elettorale, da candidato alla cancelleria. "Nelle prossime elezioni federali mi batterò per un salario minimo di 15 euro", ha dichiarato il cancelliere tedesco. Scholz ha ricordato l'aumento del salario minimo promesso nell'ultima campagna elettorale "portato a 12 euro mantenendo l'impegno" e ha parlato dell'aumento dei costi chiedendo di ridurre l'Iva sui prodotti alimentari dal 7 al 5%.
Una crisi economica e politica
Intanto, gli indici economici non dipingono una situazione felice: l'attività commerciale è scesa per il sesto mese consecutivo nel settore privato tedesco a dicembre, sebbene il tasso di contrazione ha perso un pò di slancio grazie a una leggera ripresa dell'attività nei servizi, secondo l'ultimo sondaggio Pmi flash dell'Hcob, elaborato da S&P global. Il settore manifatturiero è rimasto in profonda recessione e ha visto ulteriori sostanziali perdite di posti di lavoro. La fiducia delle aziende verso le prospettive di crescita per l'anno a venire nel frattempo è leggermente migliorata, ma è rimasta comunque contenuta rispetto agli standard storici. Insieme alla debolezza dell'attività commerciale, si è registrato un aumento delle pressioni sui prezzi, con i tassi di inflazione nei costi di input e nei prezzi di output che hanno raggiunto rispettivamente i massimi degli ultimi otto e dieci mesi.
Adesso restano due mesi pr decidere il futro prossimo di Berlino, all'insegna di una progressiva e storica frammentazione partitica.
A ciò si aggiungono due grandi incognite: Afd e Sahra Wagenknecht Alliance BSW, che andranno ad erodere il consenso dei partiti tradizionali. Quanto più alta sarà la quota degli outsider, in primis AfD, tanto più difficile diventerà per i partiti tradizionali formare una coalizione di governo stabile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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