Se Pechino scopre la libertà

Libertà di culto, di espressione, di pacifica riunione (e molti altri) in Cina sono considerate una perversione borghese, pseudovalori antirivoluzionari

Se Pechino scopre la libertà
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Il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti è una specie di totem della civiltà occidentale. Contiene in sé i cardini delle libertà fondamentali di cui godono non solo i cittadini americani, ma per nostra fortuna anche quelli delle democrazie europee come l'Italia: la terzietà della legge rispetto al culto religioso e al suo libero esercizio (libera Chiesa in libero Stato dalle nostre parti, lo diceva già Cavour), la libertà di parola, quella di stampa, il diritto di riunirsi pacificamente e quello di fare appello al governo per ottenere la riparazione dei torti subiti.

Ne godiamo gli americani e noi - da talmente tanto tempo da considerarli scontati, questi preziosissimi diritti. Ma ci sbagliamo di grosso: essi sono stati conquistati e conservati col sangue. E nella ampia (purtroppo) maggioranza dei Paesi del mondo, se li sognano. In Cina, in particolare. Laggiù godono di tutt'altri diritti, sanciti dal partito comunista che è al potere ininterrottamente dal 1949 e nello specifico dal Pensiero di Xi Jinping, materia obbligatoria di studio nelle scuole di tutto il Paese come già a suo tempo il Libretto Rosso di Mao Zedong. Nel paradiso dei lavoratori cinesi i diritti li stabilisce l'onnipotente Partito Unico, ormai da anni genuflesso davanti alla sua odierna divinità: Xi come tutti i dittatori della Storia mondiale ha sempre ragione, specialmente quando pretende che l'unico vero diritto del singolo sia quello al mero benessere materiale e di partecipare alla costruzione del socialismo.

Tale è il Paese che, per il tramite della società madre della piattaforma di video cinese TikTok, ByteDance, ieri si è appellato al Primo Emendamento della Costituzione americana. Passando allegramente sopra il fatto che chiedere giustizia in Cina appellandosi al rispetto dei diritti che quell'Emendamento garantisce ti porterebbe dritto in galera. Libertà di culto, di espressione, di pacifica riunione (e molti altri) in Cina sono considerate una perversione borghese, pseudovalori antirivoluzionari: robaccia da liberali che sventolavano studenti e cittadini di Hong Kong, ad esempio, e sappiamo com'è andata a finire. Senza dimenticare i dieci milioni di morti ammazzati dal già citato Mao, ai quali certi valori piacevano troppo.

Valori su cui si basa la libera Taiwan, che proprio per questo l'Infallibile Xi vuole prendersi con la forza: l'eresia democratica in Cina non ha

diritto di esistere. In America, però, questa robaccia vale ancora. E tanto vale, con la più sfacciata ipocrisia, appellarcisi per ottenere ciò che al fortunatissimo cittadino cinese è negato fin dalla nascita: la giustizia.

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