Guerra in stallo, Occidente distratto e sondaggi: così è entrato in crisi Zelensky

Rivelate le discussioni su possibili negoziati di pace con la Russia e le difficoltà del presidente Zelensky dopo lo "stallo" della controffensiva ucraina confermato dal generale Zaluzhny

Guerra in stallo, Occidente distratto e sondaggi: così è entrato in crisi Zelensky
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“La gente è stanca ma non c’è stallo”. Le parole pronunciate dal presidente Volodymyr Zelensky provano a mettere un punto al dibattito aperto in Ucraina da Valery Zaluzhny, il comandante delle forze armate di Kiev, il quale in un raro intervento all’Economist ha affermato come la controffensiva lanciata nel mese di giugno per respingere l’invasore russo abbia trasformato un conflitto di movimento in uno di attrito simile a quello combattuto nelle trincee della Prima guerra mondiale.

L’irritazione di Zelensky nei confronti del generale lascia intravedere una preoccupante crepa nel rapporto di fiducia instaurato tra il presidente e Zaluzhny e arriva al termine di una settimana in cui l’offensiva mediatica, di solito saldamente controllata da Kiev, ha segnato punti a sfavore dell’Ucraina. Pochi giorni fa, infatti, il Time ha dedicato la copertina all’ex comico descrivendo in un lungo servizio la solitudine del leader ucraino e lo scoramento dei suoi consiglieri allarmati dalla deriva messianica del comandante in capo.

Nelle ultime ore Nbc News ha poi rivelato come in un meeting al quale hanno partecipato i rappresentanti di più di 50 nazioni membri della coalizione che sostiene Kiev, il cosiddetto Gruppo di contatto, sia stata sollevata la prospettiva di negoziati di pace. Secondo le fonti consultate dalla rete televisiva americana nel corso del vertice svoltosi a Ramstein in Germania sarebbero state analizzate “le linee generali di ciò a cui l’Ucraina potrebbe dover rinunciare per raggiungere un accordo”.

L'Nbc cita alti funzionari militari Usa che confermano l’utilizzo del termine “stallo” per descrivere la situazione sul campo ormai diventata una prova di resistenza nella quale la Russia sembra detenere un vantaggio nelle capacità di reclutare soldati usati in battaglia come carne da cannone. Le difficoltà nel sistema di reclutamento ucraino sono state menzionate anche dal generale Zaluzhny il quale ha ammesso al settimanale britannico che per Mosca “la risorsa più economica è la vita umana. Per noi invece la cosa più costosa è la nostra gente” paventando quindi il rischio che, in assenza di un game changer nel conflitto, Kiev possa “scoprire di non avere abbastanza uomini per combattere”.

Gli alleati americani definiscono l’avanzata delle truppe ucraine “in pollici” e avrebbero condiviso con i partners europei la fosca previsione secondo la quale l’Ucraina avrebbe tempo sino alla fine dell’anno o poco più prima che emergano “discussioni urgenti” sulle trattative di pace. Le indiscrezioni trapelate sui media hanno provocato una pronta reazione da parte di Washington. “Ogni decisione sui negoziati spetta agli ucraini” si è affrettata a commentare Adrienne Watson, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale.

Joe Biden e la sua amministrazione non avrebbero però indicazioni circa la volontà da parte di Vladimir Putin di aprire alle trattative per la fine del conflitto. Il presidente russo starebbe seguendo una "strategia attendista" scommettendo sul crollo del supporto occidentale, soprattutto quello Usa, all’Ucraina. Un sondaggio Gallup ha infatti rivelato come il 41% degli americani ritenga che Washington stia facendo troppo per aiutare Kiev. Tre mesi fa a pensarla così era appena il 24% degli intervistati.

Le cose non vanno meglio in Ucraina.

Il New York Times riporta oggi numerose rilevazioni statistiche condotte da istituti di ricerca del Paese dell’est Europa che mostrano per la prima volta dall’inizio del conflitto un incremento dal 10% al 14% dei favorevoli all’avvio di trattative per porre fine alla guerra e un livello di fiducia per il governo in caduta libera, dal 74% di maggio al 39% di ottobre. L’approvazione per l’operato di Zelensky sarebbe poi calata al 76% dal 91% registrato alla vigilia della controffensiva.

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