La transizione energetica dividerà Europa e Usa

Usa e Ue duellano a colpi di sussidi sulla transizione energetica. Parliamo di una partita dove l'Europa rischia grosso

La transizione energetica dividerà Europa e Usa

La transizione energetica dividerà le due sponde dell'Atlantico? Da un lato Washington spinge a tutto campo con l'Inflation Reduction Act, dall'altro Bruxelles sta provando a mettere in campo il Green Industrial Plan mentre si teme una "guerra commerciale" a colpi di sussidi e dibattiti politici.

L'Ira dell'amministrazione Biden è una politica che mira a promuovere 369 miliardi di dollari in investimenti e sussidi, a mettere in campo una "via americana" alle filiere strategiche nell'energia pulita, dalle batterie per le auto elettriche alle tecnologie per l'idrogeno. L'Europa sta rispondendo, ad ora, con un mix tra svolte regolatorie sugli aiuti di Stato e diversione di fondi da Next Generation Eu e RePower Eu che delega di fatto la risposta ai singoli Stati. E di conseguenza ha visto un endorsement chiaro da parte di chi, come la Germania, ha ampi spazi di bilancio a disposizione e maggiori critiche da parte dei Paesi che temono una concorrenza interna dopo la sfida americana.

Del resto, nota il Financial Times, si sta aprendo un fronte interno all'Ue con il Commissario per l'Industria e il Mercato Interno Thierry Breton che ha "affermato che la costante revisione delle norme Ue sugli aiuti di Stato ha creato troppa confusione per le imprese". L'Europa ha aperto a maggiori spazi di manovra per gli aiuti di Stato durante l'era Covid nel 2020, è intervenuta nuovamente per la crisi energetica a inizio 2022 e infine ora mira a muoversi per gestire la sfida americana. Ma governi e imprese non hanno avuto modo di costruire un'adeguata politica industriale. "Viviamo in un'epoca di permanente crisi", ha detto Breton al Ft. "Non possiamo continuare ad avere un mercato unico ben funzionante se ogni due anni pubblichiamo queste discussioni – i grandi Paesi possono farlo, i piccoli paesi non possono farlo – questo è un problema".

La "permacrisi" evocata da Breton è la "policrisi" popolarizzata dall'economista Adam Tooze che sta mettendo a rischio l'Europa: minaccia bellica ai confini, rischi recessivi, crisi dell'inflazione e tempeste energetiche convergono con lo stesso impatto destabilizzante. E la divisione Usa-Ue sull'energia e la transizione può essere l'ennesimo colpo alla stabilità del Vecchio Continente.

L'idea degli Usa è investire per erogare sussidi e attrarre investimenti privati al fine di convogliare nel Paese i capitali delle big occidentali operanti nei settori strategici per l'industria del futuro. Dalle reti energetiche del futuro alle infrastrutture, dall'industria per la transizione alle aziende di servizi, da un lato si vuole garantire la preferenza americana e dall'altro far partecipare al mercato Usa, neo-dirigista e protetto, anche le imprese europee che vogliono adeguarsi al "Buy American, Hire American" di Biden. Per l'Ue gli incentivi americani discriminano le industrie automobilistiche, rinnovabili, delle batterie e ad alta intensità energetica europee e rischiano di spaccare il fronte occidentale intento all'uso geopolitico e strategico dell'ambiente e della transizione nella sfida con la Cina e alla corsa agli obiettivi di decarbonizzazione del Cop26.

La sicurezza nell'ambito della transizione energetica è fondamentale e motore di crescita e sviluppo. Compito dell'Europa sarà far sì che a pregiudicarla non sia il suo maggiore alleato. Una questione che sarebbe politicamente grave prima ancora che paradossale.

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