
Scontro al vertice
I primi due mesi del secondo mandato di Donald Trump alla Casa Bianca sono stati segnati da un profondo deterioramento nelle relazioni tra Stati Uniti e Ucraina. Durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali, il Tycoon ha indicato come uno dei punti prioritari del proprio programma politico la risoluzione diplomatica del conflitto attualmente in corso tra la Federazione Russa e l’Ucraina. Tale intento ha però incontrato l’opposizione del Presidente ucraino Zelensky, deciso ad ottenere condizioni di pace che includano garanzie di sicurezza per l’Ucraina nei confronti di una possibile nuova invasione russa. Le prime controversie tra i due paesi sono sorte a seguito delle profonde asimmetrie di intenti tra le parti in relazione ad un accordo relativo allo sfruttamento delle imponenti risorse minerarie ucraine. Le iniziali proposte di accordo erano state infatti rigettate da Kiev, in virtù dell’assenza di garanzie alla sicurezza del paese, nonché alle condizioni giudicate eccessivamente severe. Al contempo, il capo di stato americano aveva duramente attaccato la controparte ucraina, definendolo un “dittatore”. In seguito, le parti erano riuscite a prevenire ad un accordo maggiormente soddisfacente, giudicato come un possibile punto di partenza verso una distensione tra le parti.
Nella giornata di ieri i due capi di stato avrebbero dovuto tenere una cerimonia per la firma dell’accordo, tuttavia, il meeting tra le parti si è rivelato altamente problematico. Nello specifico, il Presidente Trump ha accusato l’omologo ucraino di non provare sufficiente gratitudine per il supporto fornito dagli Stati Uniti, nonché di rischiare la terza guerra mondiale a causa della sua riluttanza nel sottoscrivere un accordo di pace con la Federazione Russa. Al contempo, il Vice Presidente J.D Vance ha avuto un brusco battibecco con il capo di stato ucraino, da lui accusato di essersi comportato in maniera “irrispettosa”. Il Presidente Zelensky ha pertanto lasciato la Casa Bianca con largo anticipo rispetto al programma concordato, non firmando l’accordo sullo sfruttamento delle risorse minerarie del paese.
Le conseguenze
L’aspro dibattito tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky ha immediatamente avuto imponenti ripercussioni a livello mondiale. Numerose figure politiche europee hanno infatti espresso la propria vicinanza al leader ucraino, assieme a numerosi esponenti del Partito Democratico ed ex membri della prima Amministrazione Trump. Viceversa, l’ambiente politico repubblicano, con l’unica eccezione del Rappresentante del Nebraska Don Bacon, si è schierato in larga misura a favore del Presidente Trump. Nella fase immediatamente successiva al meeting il Presidente Trump si è scagliato contro l’omologo ucraino accusandolo di non essere pronto per un accordo di pace, intimandogli di rientrare solo quando sarà pronto per un accordo con Mosca. Viceversa, il leader ucraino in una successiva intervista presso l’emittente Fox News ha difeso le sue ragioni, asserendo di rispettare il Presidente Trump, sottolineando al contempo che i rapporti tra le parti possano ancora essere recuperati.
La principale conseguenza del fallito meeting riguarda però lo status degli aiuti militari destinati all’Ucraina. Un alto funzionario dell’Amministrazione Trump in condizioni di anonimato ha infatti riferito al Washington Post come la Casa Bianca stia valutando la completa sospensione del supporto militare per Kiev, decisione che riguarderebbe miliardi di dollari in attrezzature tra cui sistemi radar, missili e munizioni d artiglieria. L’invio di armamenti per l’Ucraina è stato infatti in larga misura gestito mediante l’impiego della Presidential Drawdown Authority, la quale garantisce all’esecutivo la possibilità di effettuare prelievi d’emergenza dalle scorte del Dipartimento della Difesa. La Presidenza potrebbe pertanto decidere di non eseguire il trasferimento, bloccando la consegna dei sistemi d’arma. Ciò inciderebbe in maniera profondamente negative sulla tenuta difensiva ucraina, in un momento particolarmente difficile del conflitto.
La spaccatura nel fronte
La forte volontà da parte del Presidente Trump di porre fine il più rapidamente possibile al conflitto russo ucraino, unita alla sua forte riluttanza nel fornire garanzie di sicurezza a Kiev, hanno condotto ad un rapido deterioramento nei rapporti tra le parti. Allo stato attuale, controllo pressoché totale del Presidente Trump sulla base elettorale repubblicana fornisce a quest’ultimo la forza politica necessaria per bloccare i trasferimenti di armamenti verso l’Ucraina.
Tuttavia, una simile manovra avrebbe effetti nefasti sulla condotta delle operazioni belliche da parte di Kiev, incidendo negativamente non solo sulla credibilità statunitense sullo scacchiere internazionale, ma anche sulla possibilità di sfruttare le risorse naturali dell’Ucraina considerate estremamente importanti dal Presidente Trump. La convergenza tra gli interessi strategici delle due nazioni potrebbero nel lungo termine determinare un loro riavvicinamento.
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