Asse Usa-Corea del Sud contro la Cina: così possono vincere la "guerra delle navi"

Seul fornirà supporto a Washington per colmare il divario nella competizione navale tra Usa e Cina

Asse Usa-Corea del Sud contro la Cina: così possono vincere la "guerra delle navi"
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La competizione tra Stati Uniti e Cina si fa sempre più serrata. Rimasta sino ad ora confinata all’ambito economico, la sfida geopolitica del secolo tra Washington e Pechino potrebbe in un futuro non così lontano tradursi in uno scontro militare. Teatro del conflitto le acque dell’Oceano Pacifico. Non stupisce dunque che le due superpotenze abbiano già intrapreso la strada del riarmo navale, ognuna con obiettivi ben precisi. Mantenere il controllo di rotte commerciali vitali e garantire lo sviluppo dei rapporti con gli alleati nella regione per gli States. Negare agli Usa l’accesso al “cortile di casa” e risolvere la questione Taiwan una volta per tutte per il Paese del dragone.

Se la posta in gioco appare più chiara che mai, altrettanto evidente è il ritardo accumulato dal Pentagono nel rispondere alla sfida nel Pacifico. La marina militare del gigante asiatico è già infatti la più grande al mondo potendo contare su un sistema cantieristico che sforna navi senza sosta. Nel 2023 la metà delle navi commerciali costruite a livello mondiale sono state varate in Cina e gli esperti ritengono che a tale ritmo l’erede del Celeste Impero sia in grado di sostenere, e vincere, un conflitto nell’Indo-Pacifico.

Negli Stati Uniti le cose vanno diversamente. Dei 12 cantieri navali in funzione negli anni Settanta oggi ne rimangono appena quattro. Un numero insufficiente che, combinato con i crescenti costi di produzione, impedisce di mantenere il passo con il rivale strategico. I progressi cinesi stupiscono poi ancor di più se si pensa che appena una decina di anni fa gli Usa detenevano più navi da combattimento della Cina.

Qualcosa però adesso potrebbe cambiare. Come rivela il Wall Street Journal, Seul starebbe aiutando Washington a recuperare terreno. La Corea del Sud è specializzata nella costruzione di navi militari e commerciali di grandi dimensioni e non a caso sul suo territorio ha sede il più grande cantiere navale del mondo gestito dalla Hyundai Heavy Industries (HHI).

Una legge federale degli States approvata nel 1965 impedisce l’acquisto di imbarcazioni militari dall’estero o la costruzione di navi americane su suolo straniero ma il know how e le competenze sudcoreane si starebbero rivelando ugualmente preziose. In particolare sul fronte della riduzione dei costi e delle tempistiche di produzione. La Corea del Sud impiega 18 mesi per costruire un cacciatorpediniere contro i 28 necessari negli Stati Uniti. L’importanza dell'alleanza con Seul è stata sottolineata anche dalla visita ai cantieri della HHI compiuta negli scorsi mesi da Carlo del Toro, segretario della Marina Usa.

C’è inoltre un ulteriore aspetto, non meno secondario, su cui la collaborazione con la Corea del Sud potrebbe dimostrarsi decisiva. Di recente Washington ha infatti siglato un’intesa con la HHI che permetterebbe alle navi americane di essere riparate nel Paese asiatico. “Non vuoi ritrovarti in un conflitto nel Mare delle Filippine per poi doverti ritirare sull’isola di Guam”, spiega l’analista Collin Koh riferendosi all’avamposto Usa nel Pacifico distante oltre 2600 chilometri da Taiwan, solo per citare uno dei possibili obiettivi militari di Pechino. Intanto c'è chi afferma comunque che per il Pentagono colmare il gap con Pechino richieda sforzi ancora più significativi di quelli messi in campo sino ad ora.

"Build, baby, build", così si può riassumere l'opinione di alcuni esperti secondo i quali l'unica vera ricetta per garantire agli Stati Uniti la vittoria contro la Cina sia aumentare notevolmente e in fretta la produzione navale.

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