Voto virtuale o convention "aperta": cosa succede ora nel partito democratico

Biden ha dichiarato il suo sostegno per Kamala Harris, ma la sua vice deve ottenere il sostegno dei delegati, il cui voto virtuale è previsto per fine luglio. I dem dovranno scegliere se mantenere il risultato o puntare a una Convention "aperta"

Voto virtuale o convention "aperta": cosa succede ora nel partito democratico
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Il presidente americano Joe Biden ha annunciato il suo ritiro dalla corsa alla Casa Bianca. Poco dopo, ha dichiarato il suo endorsment per la Kamal Harris, già individuata come sostituta più probabile nelle scorse settimane. La vicepresidente deve comunque ottenere il sostegno dei delegati e i democratici hanno ora due vie per confermare il suo nome in cima alla lista o sceglierne un alto.

La prima è il voto virtuale dei delegati, che si terrà tra il 21 luglio e il 6 agosto e dovrebbe permettere al partito di blindare un nuovo candidato. Questo processo, normalmente, è una formalità tecnica, ma dato il ritiro di Biden i 4mila che lo hanno scelto sono stati “liberati” dalla loro decisione. La scelta più probabile per i sostenitori del presidente dovrebbe essere proprio Kamala Harris, il cui indice di gradimento è dato al 32%.

I democratici potrebbero decidere di mantenere il voto dei delegati, oppure di percorrere la seconda via, ovvero quella di una consultazione “aperta” durante la Convention nazionale del partito in programma dal 19 al 22 agosto. Eventuali candidati alternativi dovranno raccogliere 300 firme di sostegno per essere inseriti nella votazione, della quale potranno esserci più turni se nessuno dovesse raggiunge la maggioranza al primo. I dem non fanno ricorso a questa opzione dal 1968 ed essa potrebbe essere molto rischiosa, poiché vi è il rischio di spaccare il partito a pochi mesi dalle elezioni di novembre.

Ad oggi, le convention sono diventate una sorta di cerimonia per la persona che ha vinto il maggior numero di delegati durante le primarie. Lo si è visto a Milwaukee, una vera e propria incoronazione per Donald Trump e un segnale che il Partito repubblicano è unito dietro il tycoon, la cui popolarità è cresciuta dopo l’attentato di Butler del 13 luglio. Il candidato del Gop è dunque in una posizione di forza e, se vogliono mantenere una chance di vittoria, i democratici non possono permettersi divisioni interne. Ne è consapevole lo stesso Biden, che ha invitato il partito a “unirsi e battere Trump”. Un’esortazione che non sembra impensierire The Donald, secondo cui Kamala Harris “sarà più facile da sconfiggere di quanto lo sarebbe stato Biden”.

Per quanto riguarda la decisione di ritirarsi, il presidente ha affermato che parlerà alla nazione nel corso della settimana per spiegare le sue motivazioni.

Nell’ultimo periodo, Biden ha dovuto affrontare le pressioni crescenti di membri di spicco del partito e dei finanziatori, che dopo il disastroso dibattito televisivo di fine giugno hanno sollevato dubbi riguardo alle capacità dell’inquilino della Casa Bianca di sconfiggere Trump.

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