Oltre a Giorgia Meloni, l'altro grande super ospite che ha partecipato alla festa dei 50 anni del Giornale è stato Mike Pompeo. L'ex Segretario di Stato degli Stati Uniti d'America ha risposto alle domanda postagli da Nicola Porro dal palco dell'hotel Portrait di Milano. Dopo le Euroopee, del resto, anche le elezioni negli Stati Uniti d'America non ormai quasi alle porte e la sfida tra Joe Biden e Donald Trump (con il quale lo stesso Pompeo ha lavoarato dal 2018 al 2021). Ecco quindi cosa si aspetta Oltreoceano colui che è diventato negli scorsi mesi anche editorialista del quotidiano fondato da Indro Montanelli mezzo secolo fa.
Naturalmente - ça va sans dire - Pompeo si augura la vittoria del candidato repubblicano visto l'amministrazione disastrosa che, a suo avviso, hanno dato modo di vedere i Democratici. Certo, da qua al prossimo 5 novembre saranno fondamentali almeno "sei-sette Stati in bilico", mette in guardia (i cosiddetti "swing states"). "Se si votasse oggi per le presidenziali americane prevarrebbe sicuramente l'ex presidente Trump". Poi, l'affondo su quello che sta succedendo dal punto di vista geopolitico. Questa "serie di cattivi attori, Xi Jinping, Vladimir Putin e il regime iraniano, a Teheran, sono tutti collegati. Stanno lavorando insieme. Si scambiano sistemi d'armamenti, tecnologia, proprietà intellettuale", dichiara Pompeo nella conversazione con Porro. E quindi sono "conflitti diversi a livello operativo e strategico, ma non a livello geostrategico. Non bisogna commettere errori perchè questi sono gli attori malvagi del mondo che lavorano insieme per cercare di distruggere le nazioni come l'Italia e gli Stati Uniti", aggiunge.
Nel suo discorso tenuto all'interno dell'albergo milanese, l'ex Segretario di Stato degli Usa ha anche modo di fare un punto della situazione su un elemento sul quale si è discusso (e si continua a discutere molto) negli ultimi anni in Occidente: la cultura woke. Pompeo è molto chiaro da questo punto di vista: questa fenomelogia che ha influenzato molto anche la politica attiva degli stessi Stati Uniti "in realtà è molto più diffusa rispetto a quello che si può pensare". Per esempio, mette in evidenza, adesso la woke culture è riuscita a incunearsi anche "all'interno dei reparti militari".
A significare il notevole cambiamento dei tempi che c'è stato. Infine, un'altra analisi non irrilevante: "In America è vero che c'è stata una crescita economica, ma non così corposa come in molti sottolineano", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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