
Non sono ombre venute dal niente, quelli come Farhad. L’afghano che semina il terrore ieri mattina a Monaco di Baviera lanciando la sua auto contro un corteo sindacale arriva in Europa attraverso l’Italia, si muove, si radicalizza, si trasforma in assassino in un contesto dove si spaccia per accoglienza l’abbandono a se stessi, dove un timbro sul permesso di soggiorno o una sentenza di asilo puliscono le coscienze di politici e di magistrati. Di quanto accade dopo, quando il degrado e l’emarginazione si trasformano in odio, quando invece degli assistenti sociali il profugo incontra i predicatori della guerra santa non importa a nessuno. L’accoglienza è salva, e amen se poi il profugo manda in ospedale trenta persone, con alcune - bambini compresi- che rischiano di morire. Per paradosso, Farhad prende di mira un corteo del sindacato di sinistra Ver.di, che appena poche settimane fa protestava contro i commenti razzisti seguiti a un attacco ancora più sanguinoso, quello ai mercatini di Natale a Magdeburgo.
La storia di Farhad in Italia è ancora tutta da scrivere, il modo in cui è sbarcato ed è stato accolto, le verifiche fatte o non fatte.
I suoi quindici anni, all’epoca dell’arrivo in Calabria, sono stati il motivo per cui è stato accolto? E nessuno si è posto il problema che proprio a quell’età critica un ragazzo non poteva essere lasciato entrare senza prendersene carico, senza accompagnarlo in un tentativo di integrazione e di crescita? Come non ripensare a un precedente tristemente famoso, la vicenda parallela di Anis Amri, che arriva anche lui in Italia, anche lui viene accolto, e riappare a Berlino facendo strage ai mercatini di Natale del 2016? Ora anche per Farhad come per Amri le domande sul suo percorso italiano resteranno senza risposta, non si troverà il nome della comunità che lo ha ospitato, del tutore cui è stato affidato, perchè probabilmente non esistono nè l’una nè l’altro. L’Italia è stata per lui una porta sul buio, e da quel buio è riemerso a Monaco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.