L'Europa si specchia nel destino dell'Africa

È lo Stato che paga l'immigrazione, ovvero quelli che lavorano per vivere e che pagano tasse altissime

L'Europa si specchia nel destino dell'Africa
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Davvero il destino dell'Europa è quello di essere sacrificata sull'altare dei troppi equivoci che ci porteranno a diventare la Nuova Africa? E poi visto che accogliamo ogni giorno profughi dall'Africa che c'è già è davvero il caso di farne una seconda? Sono anni che ci raccontano che le frontiere non si possono tenere chiuse e che non si possono impedire le migrazioni. Secondo l'articolo 10 della Costituzione «Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge». Ma siamo arrivati al punto in cui accogliere tutte queste persone impedisce l'esercizio delle libertà democratiche garantita dalla Costituzione italiana per tutti. Abbiamo costruito una Costituzione che difendesse i diritti umani per liquefare il livello di civiltà raggiunta in una brodaglia di frasi fatte e di principi «pret a porter». Che cambiano ogni stagione. Ma per selezionare principi che plasmino una civiltà è preferibile l'«haute couture» come quella dello stile intramontabile di Cristobal Balenciaga. Perché dobbiamo accogliere tutti? Perché sono poveri? Ma chi finanzia l'accoglienza? Questa immigrazione la paga lo Stato. E lo Stato sono soprattutto quelli che lavorano per vivere e che pagano tasse altissime sui ricavi del proprio lavoro quindi, in sostanza, i poveri. Poveri o quasi schiavi che lavorano e spendono tutto per poter mangiare e avere un tetto sopra la testa, senza che il lavoro gli consenta un'esistenza libera e dignitosa come vorrebbe l'art. 36 della Costituzione.

Esiste un principio non scritto per cui se accogliamo qualcuno in casa nostra non lo possiamo trattare meglio di come trattiamo il più disgraziato dei nostri cittadini che chiede dignità da molto prima che qualcuno bussi alla nostra porta. Se non riusciamo a dare dignità ai nostri poveri come facciamo a garantirla agli altri? L'accoglienza dei bisognosi dovrebbe essere trattata come le adozioni per cui, se non siamo in grado di dimostrare che li possiamo mantenere, educare e integrare non li dovremmo neanche poter accogliere. Ma poi desiderano veramente essere integrati e diventare parte di questa immensa civiltà del nulla? Perché in caso contrario saremo noi a cambiare e anche rapidamente. Li accogliamo perché ormai non abbiamo più nulla da dire e cambieremo perché, prima o poi, vorranno dire la loro. Così diventeremo anche noi africani perché, come qualcuno auspicava, acquisiremo lo stile di vita dei migranti.

Il tutto verrà benedetto dal nuovo culto mondialista che ricalca il Cristianesimo sostituendo Cristo con il denaro. Un culto che assomiglia al Cristianesimo ma che vuole gli uomini sempre più poveri per renderli schiavi. Che sfrutta le idee cristiane che gli convengono e critica le altre. Che innalza il Cristianesimo che cede al mondo e perseguita quello che resiste. Un'ideologia che non crede nel perdono e che predica il giudizio e che ha sostituito i libri di morale con i giornali di gossip che insegnano ad odiare il nemico del momento. Un culto che vuole masse povere, violente e indemoniate, convinte di non avere un'anima, mentre credono soltanto alla materia e poi non sanno neppure cosa sia.

Una fede che insegna a giudicare e condannare come peccatori i poveri che hanno due tuniche e non le vogliono dividere con chi non ne ha neppure una e ad applaudire, come fossero eroi, i ricchi che di tuniche ne hanno a migliaia. Un credo che persegue il fine dell'Inferno in terra, così vile che chi non ha il coraggio di combatterlo alla fine se lo merita.

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