Ragione di Stato e finti tonti

Chiunque governi deve avere quel pragmatismo che va sotto la voce di "realpolitik", cioè fare lucidamente e fuori da approcci ideologici ciò che è utile per il Paese

Ragione di Stato e finti tonti
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Ma tutti questi signori dell'informazione e della politica indignati per la liberazione lampo di Almasri che si chiedono con sfoggio di retorica le ragioni e le responsabilità di un simile scempio del diritto, ci sono o ci fanno? Nel senso: sono così stupidi da non capire, così ignoranti da non sapere o, semplicemente, pur capendo e sapendo, giocano col fuoco, sperando di incendiare il governo Meloni? Quello che la Schlein, Bonelli e compagni vari fingono di non capire lo aveva ben intuito già cinquecento anni fa il filosofo Giovanni Botero, autore del trattato «Della ragione di Stato», cioè l'insieme «delle priorità attinenti alla sopravvivenza e alla sicurezza dello Stato che possono indurre il decisore politico a giustificare una azione illecita sotto il profilo del diritto internazionale o del diritto interno in modo che i cittadini possano vivere in pace e prosperità». Nessun mistero, quindi: chi di dovere ha giustamente valutato che arrestare e trattenere per conto terzi la discussa Corte penale internazionale -, e per reati non avvenuti in Italia, uno dei più potenti capi di una delle più potenti bande-esercito-polizie che imperversano in Libia, sarebbe stato un rischio molto alto per la sicurezza nazionale. Lo sarebbe stato per i non pochi italiani che vivono in Libia (vedi caso Sala con l'Iran) e per le nostre aziende Eni in primis che in Libia hanno una attività strategica per l'Italia quale è l'approvvigionamento energetico. Lo sarebbe stato, perché proprio questo signore è in grado di aprire e chiudere a piacimento il rubinetto dell'immigrazione clandestina diretta in Europa e in Italia in particolare, oltre che, immaginiamo, commissionare attentati di ogni genere.

Quando si è all'opposizione è facile fare i fenomeni, tanto è gratis. Chiunque governi, viceversa, deve avere quel pragmatismo che va sotto la voce di «realpolitik», cioè fare lucidamente e fuori da approcci ideologici ciò che è utile per il Paese. Un tipo così che se lo arrestassero i tedeschi o i francesi.

Semmai c'è da chiedersi perché ci siamo infilati in un casino del genere per colpa così dice la versione ufficiale che puzza lontano un miglio di un banale controllo di routine al termine di una partita di calcio. Tanta efficienza, onestamente, non è da noi.

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