Siria, l'allarme di Piantedosi: "Allerta massima, siamo pronti a tutto"

Il ministro degli Interni a Quarta Repubblica da Nicola Porro: "Il livello di allerta è massimo proprio perché non c'è uno scenario definibile in assoluto"

Siria, l'allarme di Piantedosi: "Allerta massima, siamo pronti a tutto"
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Il quadro è talmente instabile che nessuno può dire dove rotolerà la palla degli eventi. Per ora le uniche due cose certe sono che in Siria è caduto Bashar al Assad, rifugiatosi a Mosca, e che Abu Mohammad al-Jolani ha preso più o meno il potere. Almeno delle parti di territorio che il clan degli Assad controllava. Per il resto è buio pesto: come si comporterà il jihadista si cui pende una taglia di 10 milioni di dollari da parte degli Usa? Cosa intendono fare i curdi, l’Isis, le altre sigle terroristiche, la Turchia, Israele, l’Iran e gli Hezbollah? Nessuno lo sa. Per questo però in tutta Europa, Italia compresa, mentre si celebra la caduta di un regime si rafforzano i livelli di allerta. Lo ha detto chiaramente il ministro Piantedosi a Nicola Porro: “Per ora c’è grande attesa - ha spiegato - bisogna capire l’evoluzione. Il livello di allerta è massimo proprio perché lo scenario non è definibile”.

Il caos siriano

L’Italia sul campo può vantare i suoi uomini dell’intelligence che stanno cercando di gestire il possibile e informare gli apparati a Roma. Il blitz dei miliziani nella residenza dell’ambasciatore italiano a Damasco non ha fatto registrare violenze. Ma quello che accadrà domani è tutto da vedere. “Al Jolani si è presentato in maniera tranquillizzante, ma i suoi precedenti inducono ad essere molto cauti”, ha spiegato il ministro che tra le maggiori preoccupazioni vede soprattutto il rischio di un nuovo afflusso di profughi dalla Siria. L’Italia, così come la Germania, ha sospeso le domande pendenti di richieste di asilo da parte di cittadini siriani con una mossa che “anche l’Unhcr ha ritenuto legittima". Il motivo è semplice: i “profughi” di ieri scappavano dal regime di Assad e oggi, potenzialmente, potrebbero tornare in Siria. Tuttavia il ribaltone al governo potrebbe spingere gli ex governativi a prendere la via dell’Europa. Si parla di milioni di possibili siriani in partenza, oltre ai già 200mila profughi interni in pochi giorni di trionfale avanzata dei ribelli verso Damasco.

Indagati i carabinieri di Corvetto

Il ministro si è poi concentrato su quello che riguarda l’Italia e più direttamente la gestione dell’ordine pubblico. È di poche ore fa la notizia dell’indagine della procura di Milano a carico dei due carabinieri che, a Corvetto, avrebbero intimato ad un testimone di cancellare alcuni dei video dell’incidente in cui ha perso la vita Ramy Elgaml. L’accusa è di falso e depistaggio delle indagini. "La presunzione di innocenza dev'essere applicata anche ai carabinieri”, ha spiegato Piantedosi. “Ove fosse confermata l'accusa, non toccherebbe le analisi su quello che succede a Corvetto. Non ritengo quella una periferia fuori controllo, affermo che la presenza dello Stato c'è e farà la sua parte”.

Le piazze e Landini

E Corvetto, con la guerriglia che tanto ha preoccupato la gestione dell'ordine pubblico nelle periferie, è solo una delle sfide che il Viminale deve affrontare. Poi ci sono le manifestazioni dei Pro-Pal, quelle dei movimenti per la casa, gli scioperi e via dicendo. "Esistono frange estreme, che magari si mescolano a una massa più ampia di manifestanti che ha tutt'altre intenzioni - ha spiegato Piantedosi - Quanti sono i violenti? Sono una minoranza, che tuttavia non è priva di possibilità di creare dei problemi". La domanda è però se all'orizzonte si profila la "rivolta sociale" evocata da Landini.

"Lui ha dato una spiegazione dando una sua interpretazione citando anche dei classici della letteratura - ha gettato acqua sul fuoco il ministro - Dal mio punto di vista credo ci sia qualche sottovalutazione e leggerezza nel lanciare certi messaggi che poi non tutti sanno decodificare con il vocabolario e che possono cogliere come un invito a innalzare il livello della tensione".

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