Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia e presidente della commissione Affari esteri e Difesa di Palazzo Madama, conosce bene le dinamiche internazionali e quelle di uno Stato come la Tunisia, dove suo padre Bettino ha vissuto molti anni fino alla morte. «Per capire queste realtà dobbiamo toglierci gli occhiali di Paesi ricchi e avanzati e cambiare metro di giudizio».
Senatrice, com’è successo che questo Paese del Mediterraneo che sembrava più stabile di altri sia diventato una «bomba d’immigrazione»?
«Parliamo di un Paese e di un popolo che stanno nel mio cuore, che hanno garantito la libertà a mio padre, dove ho passato le estati della mia infanzia e della mia adolescenza. Oggi rischia il collasso e migliaia di tunisini cercano di partire. La Tunisia ha sofferto molto economicamente, viveva di turismo dall’Europa e con la crisi è cessato, c’è stata la pandemia come da noi, ma le condizioni di partenza erano ben più fragili. E poi infiltrazioni straniere, parlo dei Fratelli musulmani, e un certo populismo che non ha risparmiato neanche quella sponda del Mediterraneo».
«Se crolla la Tunisia c'è il rischio che arrivino 900 mila rifugiati e in estate la situazione sia fuori controllo» , ha detto la premier Meloni a Bruxelles. Che cosa può e deve fare l’Europa?
«Il tema non sono solo i tunisini che partono, ma anche tanti altri. Sono ritornata giorni fa da una missione in Libano dove 2 milioni e mezzo di profughi siriani pesano su una popolazione di 5 milioni. Rischiamo un fenomeno devastante. L’Europa deve intervenire subito. Il ministro della Difesa Crosetto propone di scorporare le spese della difesa dai vincoli di bilancio, io direi anche le spese per la cooperazione e lo sviluppo».
Il ruolo dell’Italia, molto vicina e direttamente interessata alle sorti della Tunisia, quale dev’essere?
«Il nostro Paese è profondamente mediterraneo e può aiutare l’intera Europa a capire e sostenere lo sviluppo della Tunisia.
Questo è il ruolo che ci consegna la storia prima della geografia».
Il Fondo monetario internazionale sta negoziando un prestito alla Tunisia di 1,9 miliardi di dollari, ma chiede pesanti riforme a garanzia. Si può superare questo blocco?
«È giusto che il FMI chieda riforme ma bisogna concedere il prestito prima che accada il peggio. Abbiamo preteso che questi Paesi diventassero delle democrazie in breve tempo ma hanno una storia diversa e l’Occidente ha le sue responsabilità. Intanto, altri attori entrano in gioco, gli stessi della guerra in Ucraina, come vediamo dalla Wagner in Libia. Mancato sviluppo e sicurezza globale sono connessi, non c’è pace se si muore di fame».
Il ministro degli Esteri Tajani propone di dividere i contributi del FMI in tranche da consegnare in base alle riforme fatte. É questa la strada?
«La prima tranche deve arrivare subito. La Tunisia e gli altri Paesi da cui partono i migranti vanno sostenuti, accompagnandoli nelle riforme».
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