"Da quando non ho parlato con Salis mi arrivano insulti e minacce"

La neo eurodeputata di FdI Lara Magoni lascia la Regione e racconta il suo debutto: "Diseducativo premiare chi viola le regole, nello sport chi è dopato viene escluso"

"Da quando non ho parlato con Salis mi arrivano insulti e minacce"
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Da quando ha smesso di collezionare medaglie sulla neve, l'ex sciatrice Lara Magoni ha centrato una vittoria dopo l'altra anche in politica: «I risultati non arrivano mai per caso, sono sempre frutto dell'impegno» dice la sottosegretaria regionale a Sport e Giovani che tra poco lascerà la Lombardia per l'Europa, dove è stata eletta con oltre 20mila preferenze. Intanto Magoni è nella sua Selvino, nella Bergamasca e aiuta, servendo in sala nell'hotel di famiglia. Una struttura aperta dal 1956, quando papà Luigi ricavò un piccolo bar da una vecchia stalla: «Sono nata in questo albergo e amo la mia storia che è molto semplice» prosegue l'esponente di FdI, vittima in questi giorni di minacce social solo per aver raccontato il viaggio dall'aeroporto di Bruxelles all'Europarlamento condiviso con Ilaria Salis, la nuova paladina della sinistra che in un'ora di macchina non le ha mai rivolto la parola. Per la Lombardia, invece, Magoni esprime un desiderio per i prossimi mesi: «Abbiamo pronta una delibera per ammodernare oltre 12mila infrastrutture sportive obsolete. La giunta la sblocchi».

Magoni, partiamo da quel viaggio in macchina con la Salis.

«Non mi ha nemmeno guardato in faccia e a fatica mi ha stretto la mano. Appena l'ho raccontato si sono scatenate le minacce. Io tollero tutto, ma non accetto le offese ai miei genitori. Sono convinta che queste persone certe cose non te le ripeterebbero in faccia. Nello sport chi è dopato viene escluso. In politica viene premiato chi non rispetta le regole, come ha fatto Salis nella sua vita. Quando ho visto i voti che ha preso, sono rimasta senza parole. Il messaggio diseducativo che passa è che la gente vuole vivere senza rispettare le regole».

In Europa inizierà per lei un ruolo più politico.

«E non a caso sono partite subito le polemiche. Voglio avere una visione su tutti i macro-temi europei, a partire dal contrasto delle follie green. Credo, però, che ci sia un grande spazio da riempire sullo sport, sui giovani, sui grandi eventi, sull'Erasmus e sull'intelligenza artificiale: tutti argomenti dove ho maturato molta competenza in questi anni».

Sui grandi eventi la concorrenza degli arabi è fortissima.

«Mi piacerebbe vedere in futuro eventi con la bandiera dell'Europa con vari Stati coinvolti. Pensiamo alle Olimpiadi 2028 a Los Angeles. Tutti dicono che saranno negli Usa, qui da noi manca la percezione di Europa, anche a livello comunicativo, quando invece siamo pieni di storia sportiva e di campioni».

Nel 2026, intanto, le Olimpiadi invernali saranno qui in Lombardia.

«Ce la faremo e saranno un successo. Noi italiani ci riduciamo sempre all'ultimo, ma alla fine riusciamo a chiudere la partita. Poi la grande differenza la faranno i risultati. Se l'Italia conquisterà tante medaglie, anche le piccole defezioni sulle opere verranno cancellate. Ma posso garantire che tutte le infrastrutture necessarie ai Giochi saranno realizzate».

A proposito di partite, per la nazionale di calcio agli Europei è arrivata un'altra disfatta.

«I nostri club hanno l'80 o il 90 per cento di giocatori stranieri. Da bergamasca penso al vivaio eccellente della mia Atalanta e mi chiedo: ma poi questi giocatori dove finiscono? Non sono all'altezza dei coetanei stranieri? È un problema di procuratori? Non posso credere che i nostri calciatori dopo i 15 anni non siano più bravi».

Dispiaciuta di lasciare Regione Lombardia?

«Molto, ho pianto. Perché questi 11 anni di Regione sono stati un percorso straordinario. Sono partita da zero con la lista di Roberto Maroni e oggi ci sono cinque leggi che portano il mio nome. Sono stata paladina delle nostre montagne e ho sempre dato il massimo per mettere a terra fondi sul territorio».

Sulla sua successione è partito il toto-nomi.

«Il mio desiderio è che a prendere il mio posto sia un lombardo. È un ruolo fatto di grandi relazioni con enti, federazioni, sportivi e agenti. Senza conoscenza del territorio, chiunque farà fatica».

Quindi ci sono persone non lombarde in pole position?

«Io auspico soltanto, per ovvi motivi, che nel mio ruolo ci sia un lombardo».

Spera che il prossimo bilancio trovi qualche fondo in più per lo sport?

«Adesso c'è una partita fondamentale.

Ci sono risorse già accantonate da mesi per il restyling delle oltre 12mila strutture sportive del territorio che sono obsolete. Sblocchiamole e mettiamole a terra. Questa è una richiesta che arriva ogni giorno da ogni Comune. E io spero che la promessa venga mantenuta».

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