Gli 007 sotto accusa: «Un jihadista era schedato»

I servizi segreti della Francia sono sotto scrutinio in queste ore, come spesso accade dopo un attacco terroristico di dimensioni sconvolgenti come quello che venerdì ha colpito Parigi. In realtà, come da ore ripetono i mass media nazionali, l'intelligence francese aspettava da tempo e con preoccupazione un attacco e anche di proporzioni finora mai viste nel Paese. Quando a settembre l'Eliseo aveva ordinato un cambio di strategia in Medio Oriente, l'inizio dei bombardamenti in Siria a fianco dell'alleato americano, il governo aveva parlato chiaramente di «legittima difesa». «Quello che vogliamo è sapere che cosa preparano contro di noi», aveva detto il presidente François Hollande, che ieri ha definito i fatti drammatici di Parigi «un atto di guerra dello Stato islamico» contro la Francia. Gli attacchi sono stati rivendicati da Isis. Uno degli assalitori sarebbe francese e già conosciuto dalla Direction Générale de la Sécurité Extérieure (Dgse), i servizi segreti esterni. Considerato l'alto numero di andate e ritorni dei cosiddetti «combattenti stranieri» verso Siria e Iraq - i francesi partiti sarebbero 1.500, quelli tornati circa 250 - gli agenti dell'intelligence si preparavano da tempo a un'azione simile, organizzata su vasta scala. «Siamo più vicini al prossimo attentato che all'ultimo», avrebbe detto a fine ottobre un alto responsabile della polizia. E anche il presidente Hollande, dopo il fallito attacco contro i passeggeri del treno Parigi-Amsterdam, ad agosto, aveva spiegato come la Francia dovesse aspettarsi altri colpi.In seguito alla strage nella redazione di Charlie Hebdo e l'attacco al supermercato Hyper Cacher, a gennaio, in cui furono uccise 12 persone, il governo francese ha focalizzato la sua attenzione sul rafforzamento dell'attività di servizi segreti, della difesa, delle forze dell'ordine e della magistratura non soltanto con una maggiore mobilitazione sul territorio ma anche con una nuova legge sull'intelligence che permette per esempio una più robusta sorveglianza informatica in tempo reale e con il posizionamento di uno stato maggiore per la prevenzione del terrorismo direttamente sotto la guida del ministero dell'Interno, su cui convergono le informazioni di diverse istituzioni della sicurezza. Sono stati inoltre creati 1.400 posti al ministero dell'Interno, 950 alla Giustizia, 250 alla Difesa, la maggior parte dei quali non ancora attivi. Eppure, benché da gennaio a oggi secondo la stampa francese siano stati sventati almeno cinque attacchi in Francia, l'incubo dell'attentato multiplo simile a quello del 2006 a Mumbai, in India, si è tragicamente materializzato. A volte gli 007 segnalavano invano: lo stesso Bataclan, teatro di un orrendo massacro venerdì sera, era stato indicato come locale a rischio ma nessuno lo ha protetto.«Non c'è nulla da fare - ha detto alla France Press l'ex capo della Dgse, Alain Chouet -. Potete aprire una Guantanamo francese e rinchiuderci migliaia di tizi che tornano dalla Siria se volete, ma non riuscirete mai a fermare otto uomini dal prendere le armi».

E nonostante il rafforzamento delle attività delle agenzie di sicurezza, anche l'ex magistrato a capo del Polo giudiziario per l'antiterrorismo francese, Marc Trévidic, poche settimane fa ha detto a Paris Match: «I giorni bui sono davanti a noi, la vera guerra che Isis vuole portare sul nostro suolo non è ancora cominciata».

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