Il sito internet va in tilt per i troppi contatti? La Regione apre un'inchiesta interna ed affida lo spinoso caso all'ex pm. Dalla trattativa Stato-mafia alle magagne di un server. Dalla Rivoluzione Civile a quella informatica. Dalle tv di mezzo mondo ai monitor di un computer bizzoso. Antonio Ingroia lo farà con spirito di servizio. Quello che già al deflagrare della vicenda lo portava a dire: «Ci mettiamo a disposizione per cercare di raddrizzare questa barca». E poco importa che stavolta non ci sia l'Italia da salvare e che i nemici non siano i mafiosi e neppure i criminali della politica: bocciato nelle urne, decaduto dalla magistratura dopo il gran rifiuto di tornare a indossare la toga da sostituto procuratore della placida Aosta, il partigiano della Costituzione (come si definì al congresso del Pdci nel 2011) non si tira indietro quando c'è da combattere il male. Inevitabile allora il suo ritorno in scena adesso che si tratta, una volta ancora, di dare la caccia ai cattivi. Delicata la missione: scoprire perché in Sicilia non funzioni un portale internet. Faccenda di una certa rilevanza, non fosse altro per la duplice figuraccia che l'esecutivo guidato da Rosario Crocetta ha rimediato in proposito.
L'antefatto. Il buon governatore pensava di rilanciare l'economia isolana puntando sui giovani. Con una manciata di fondi europei aveva messo a bando 2.000 tirocini formativi, per aprire le porte delle imprese ad idee nuove, fresche. Alle forze migliori. E infatti, rispondendo all'appello, c'è stato chi si è fatto avanti come pastore, chi come sagrestano, chi come garzone di cucina. Ma tutto, anche l'originale concetto dell'innovazione in salsa sicula, è andato a sbattere contro il muro del web. Il Piano Marshall per i giovani in cerca d'occupazione prevedeva che le candidature potessero essere presentate via internet, con una clausola precisa: chi primo arriva e trova l'incrocio tra le sue aspirazioni e l'azienda ospitante, vince. Ma quando a luglio scatta l'ora X, la corsa al tirocinio finisce alla prima curva. Il sistema salta. Troppe le richieste. Disguidi, disagi, polemiche, palla al centro: si riprova ad agosto.
Ed è peggio che andar di notte, perché il copione si ripete, uguale. Col clic-day che si trasforma in una Caporetto 2.0. «S'è verificato un incremento abnorme degli accessi», mette nero su bianco la ditta genovese scelta per curare l'operazione. Ma a Palazzo d'Orleans non basta. Ed il Crocetta che in nome della trasparenza s'infuria a favor di (tele)camera si ricorda di quella partecipata regionale, la «Sicilia e-Servizi», che si occupa di informatica. La guida Ingroia. La Regione non aveva ritenuto opportuno affidarle la gestione del Piano giovani. «Avrebbe dovuto acquistare il software, ammesso che sia sul mercato», glissa il presidente coi cronisti che chiedono chiarimenti.
Nessun dubbio, invece, sul fatto che possa occuparsi con competenza di indagini, sia pur amministrative. Del resto, chi meglio d'un ex giudice e dei suoi detective digitali può dare soluzione al mistero e spiegare perché internet s'impalli ripetutamente?
Incarico proposto. E accettato.
Tra un'intervista sulla riforma della giustizia, una sul massacro dei civili a Gaza e un'altra ancora sulla strage di via D'Amelio, giusto per citare le più significative rilasciate nelle ultime settimane, Ingroia dovrà occuparsi pure del sito internet della Regione.E capire perché non funzioni a dovere. L'uomo giusto al posto giusto nel momento giusto.
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