Treviso Quanto l'abbiamo amata quella diretta. Quanto l'abbiamo odiata. Ci ha tenuto compagnia. Ci ha rincuorato. Ci ha allarmato. Ogni giorno. A mezzogiorno. È entrata nelle nostre case, nelle nostre cucine, nelle nostre televisioni. La amavamo quando le notizie erano in miglioramento. La odiavamo quando i morti salivano, aumentavano, quando i contagi non finivano, si espandevano. Abbiamo visto Zaia arrabbiarsi, richiamare i veneti, gli italiani, «fate attenzione, la mascherina, non voglio vedervi in giro», diceva nei periodi più bui, quelli scuri, più scuri delle tenebre, quelli che la nostra testa sta rimuovendo, perché si vuole tornare a sperare. A vivere.
La diretta delle 12, meglio di Palazzo Chigi, che ha raggiunto i due milioni e duecento spettatori, 12 mila like al giorno la pagina, ha accompagnato tutti. Mamme, papà, nonni, bambini; per i nipoti Zaia era diventato lo zio di tutti. «Zio Zaia», lo chiamavano. Ha accompagnato la gente in fila alle poste, in auto, in coda fuori dal supermercato; quanta gente si connetteva in quel preciso istante in cui il governatore parlava alla sua regione. Alle 12 si era tutti attenti, ritti, seduti, distesi, perfetti e a ogni parola si attendeva sempre quella dopo, l'adrenalina saliva, come ai calci di rigore della tua nazione, quando non vuoi vedere, sentire, non vuoi vedere la vittoria degli altri, il virus che ancora una volta vince. Fino a che l'emergenza non è andata scemando e la diretta è rimasta un appuntamento fisso che rincuorava gli animi e tentava di spiegare i dubbi di tutti. Ogni giorno il governatore, con alla destra l'assessore Manuela Lanzarin, alla sinistra Gianpaolo Bottacin e fissa in piedi Chiara Sipione, l'interprete della lingua dei segni, diventata un idolo, mostrava i cartelli, li alzava; lì c'erano impressi i numeri. E dietro quei numeri le persone, le loro storie, ciascuno travolto dal proprio isolamento.
Ora quella diretta, dopo 130 giorni consecutivi, non la vedremo più, si spera. Luca Zaia ha detto basta. Un segnale, la fine dell'emergenza, la voglia di ripartire, la ripresa delle attività. Come chiude l'attività del numero verde Infocovid che era gestito dalla Protezione civile regionale. Oltre 12mila e 900 le telefonate dal 22 febbraio scorso, quando Veneto e Lombardia piombarono nell'inferno, pari a 759 ore di conversazione, con picchi giornalieri di 370 telefonate, 9500 i volontari. Rimane solo attiva la mail emergenza.covid@regione.veneto.it. E adesso? Adesso ci sono i video, le immagini belle per il turismo. Per rispondere ai colpi bassi degli spot anti Nord, come quello dei comuni della Locride.
Eleganza vuole che «l'Italia, da Nord a Sud è un Paese meraviglioso», si vede da un video del complesso termale di Abano e Montegrotto, il più grande in Europa. Ma non si sa bene perché ci sia sempre qualcuno che per portarsi su, abbia bisogno di buttare giù gli altri.
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