Via 141 milioni all'"architetto" di Putin

Maxisequestro al professionista. Ha disegnato le dacie degli oligarchi

Via 141 milioni all'"architetto" di Putin

Nei salotti sfarzosi è conosciuto come l'«architetto di Putin», per aver progettato la Reggia con anfiteatro affacciata sul Mar Nero del valore di oltre un miliardo di euro che si crede essere proprietà del presidente russo, ma la sua consuetudine a frequentare l'entourage dello zar e il Cremlino l'ha portato a disegnare ville e residenze di lusso rigorosamente made in Italy per altri 44 oligarchi.

Lanfranco Cirillo, 63enne originario di Treviso e residente nel Bresciano dagli anni Novanta, si è invece visto sequestrare dai militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Brescia 141 milioni di euro tra beni mobili e immobili: lussuose abitazioni, un elicottero, conti correnti, contanti e gioielli, oltre ad opere di Picasso, Cezanne, Kandinsky, De Chirico e Fontana. Nella sua villa di Roncadelle, nell'hinterland bresciano, c'era un vero e proprio hermitage. L'archistar è infatti accusata di reati tributari da contrabbando e dichiarazione infedele, riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. In particolare, non avrebbe dichiarato redditi per decine di milioni di euro dal 2013 al 2019, pur mantenendo in Italia il centro dei propri interessi familiari, affettivi ed economico-patrimoniali.

Secondo il pm Erica Battaglia Cirillo avrebbe esterovestito i suoi redditi per evitare di pagare le tasse in Italia, sottraendo al Fisco un imponibile pari a 50 milioni di euro e riciclando i proventi dell'evasione (reato contestato ad altre persone, tutte indagate). Il maxisequestro delle scorse ore rappresenta invece l'epilogo delle indagini del nucleo di polizia economico-finanziaria di Brescia - a seguito dell'individuazione di un elicottero immatricolato in Russia, per il quale non erano stati assolti gli adempimenti di natura doganale - che hanno portato a scoprire un presunto caso di fittizia residenza all'estero.

Le ricerche degli inquirenti si sono poi spostate sulle notevoli manifestazioni di ricchezza dell'imprenditore, del tutto sproporzionate rispetto ai redditi imponibili dichiarati. «Sono sorpreso di dover affrontare una contestazione di questo genere dopo aver realmente vissuto per oltre 20 anni in Russia - diceva Cirillo a febbraio quando è finito nel mirino della Procura di Brescia -, sono orgoglioso di avere realizzato importanti opere, dando lavoro a decine di aziende italiane e portando nelle dimore di molte delle persone più importanti ed influenti il meglio dell'eccellenza italiana». Sei mesi dopo, invece, è arrivata la batosta.

E dire che l'architetto era balzato sulla scena della cronaca internazionale dopo essere stato citato dall'oppositore di Putin, Aleksej Navalny, proprio in quanto progettista della villa miliardaria a Gelendzhik. Secondo Navalny sarebbe proprietà dello zar, che per finanziarlo avrebbe distratto fondi statali destinati alla sanità. Il Cremlino ha sempre negato che la residenza sia in qualche modo riconducibile a Putin e lo stesso Cirillo ha sostenuto di aver avuto l'incarico da una società appaltatrice, aggiungendo: «Non ho mai visto il presidente nel palazzo e non credo alle accuse, se fosse così sarebbe scandaloso».

Quel che è certo è che Cirillo in Russia ha fatto un'enorme fortuna: nei primi anni Novanta era approdato a Mosca come rappresentante di mobili, poi è diventato l'architetto italiano preferito dagli oligarchi. Dopo la morte dell'unica figlia Elisabetta tre anni fa, ha chiuso l'attività di progettista e costruttore in Russia. Lì, comunque, continuava a fare l'imprenditore vitivinicolo.

Di Putin, che nel 2014 l'ha nominato cittadino russo con apposito decreto, diceva in un'intervista per il Giornale di Brescia solo 18 mesi fa: «Uomo intelligente e curioso, non mi pare che la gestione del potere in Russia sia esercitata diversamente che in altri Paesi, anche occidentali».

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