Carlo Calenda (foto) attacca, dal Pd fanno gli gnorri. Il leader di Azione apre un fronte interno all'opposizione e si butta a pesce sulla polemica per la manifestazione dem del 2 giugno. Per Calenda la scelta di protestare contro l'autonomia e il premierato nella giornata della Festa della Repubblica è «demenziale». Non ci gira intorno, l'ex frontman del Terzo Polo, ora candidato per Azione come capolista alle europee in quattro circoscrizioni su cinque. Convocare la piazza il 2 giugno è «demenziale», dice Calenda a Sky Tg24. «Io sono contro il premierato e l'autonomia è una presa in giro, ma l'unico giorno in cui il presidente della Repubblica passa in rivista le truppe, dove stiamo tutti insieme nel giorno della festa della Repubblica, è quello il giorno giusto per fare una manifestazione contro il premierato?», si chiede l'ex ministro. Il leader di Azione approfitta della sgrammaticatura istituzionale di Elly Schlein per fare campagna elettorale contro il Pd. Spiega che per lui il premierato «è un'enorme perdita di tempo e arma di distrazione di massa». Però intanto attacca: «Faremo mille manifestazioni e dibattiti sul premierato e le farò anch'io, ma perché farla il 2 giugno? Che senso ha?».
Dal Pd ridimensionano la portata dell'iniziativa contro le riforme del governo di Giorgia Meloni. Eppure la scelta di convocare la piazza proprio nel giorno della Festa della Repubblica ancora continua a far discutere al Nazareno. «Non ci sovrapporremo alle celebrazioni istituzionali del 2 giugno, si tratta solo della chiusura della campagna elettorale a Roma e nel Lazio», è la linea della segretaria. Peccato che le intenzioni iniziali di Schlein fossero ben diverse. Il 9 maggio scorso la leader chiamava alla battaglia con toni bellicosi: «Il 2 giugno saremo qui a Roma, mobilitati per la Costituzione e per l'Europa federale, contro il premierato e contro l'autonomia differenziata». Poi l'invito a «usare i nostri corpi e le nostre voci per fare muro».
Fonti parlamentari del Pd che hanno seguito l'organizzazione dell'evento, poi convocato nella piccola Piazza Testaccio, ricostruiscono con Il Giornale il percorso che ha portato al dietrofront della segretaria. «Eravamo partiti con una mobilitazione contro il governo, ora abbiamo deciso di farla diventare una manifestazione regionale del Pd romano e del Lazio», argomenta un dirigente dem. Alla base del passo indietro ci sono due motivi. Primo: la volontà di molti esponenti del Pd di chiudere la campagna elettorale sul territorio. Secondo: la coincidenza con il 2 giugno e il timore di uno sgarbo nei confronti di Sergio Mattarella.
A molti riformisti non basta e avrebbero voluto un rinvio dell'appuntamento. Un parlamentare di primo piano della minoranza dem è d'accordo con Calenda: «Il 2 giugno è la festa di tutti, il premierato si contrasta in Parlamento».
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