La manovra? «Do un bel 7 alla squadra e un altro 7 ai risultati che abbiamo portato a casa». Matteo Salvini fa il punto sulle misure approvate in consiglio dei ministri, ma poi - in un dialogo con alcuni quotidiani fra cui il Giornale - parla anche di altro. Dall'emergenza terrorismo all'Europa che verrà. E dà in anteprima un annuncio: «Il 4 novembre la Lega promuoverà a Milano una manifestazione in difesa dei valori occidentali. Sarà un momento aperto a tutti, ad altre componenti e forze politiche, sociali, economiche, culturali, ma partiremo senz'altro da un brano di Oriana Fallaci che sarà, per usare un linguaggio sindacale, la nostra piattaforma, il manifesto di quel che sosteniamo e chiediamo per la nostra società. A Milano chiamiamo a raccolta la maggioranza silenziosa di italiani e stranieri non più disposti a cedere altro spazio a fanatici ed estremisti islamici che purtroppo sono in tantissime nostre città».
Arrivano notizie sconvolgenti dal Medio Oriente e pure da Bruxelles, con l'ultimo brutale attentato a insanguinare una partita di calcio. Il tema si intreccia fatalmente con quello dei migranti e con la gestione dei Cpr. «Quanti terroristi sono passati da Lampedusa, da Ventimiglia, da Trieste e dall'Italia? La sinistra mi ha mandato a processo per aver difeso l'Italia e gli italiani e oggi ci sono anche dei giudici che liberano immigrati ritenuti pericolosi e da espellere da questori e forze dell'ordine. Se qualcuno di questi commetterà violenza ai danni di un cittadino chi pagherà? Per questo chiedo controlli a tappeto nelle moschee, regolari o abusive, nessuna tolleranza per chi sostiene o inneggia alla violenza».
In ogni caso, Salvini individua in un problema dalle mille sfaccettature il lato della giustizia: «Stiamo pensando a un'iniziativa legislativa per togliere queste materie alle sezioni specializzate, come quella in cui lavora la giudice Apostolico che ha guadagnato gli onori della cronaca, per affidarle a magistrati che in linea generale sembrano meno orientati».
La materia è incandescente, ma questo non può relegare in seconda fila gli sforzi per venire incontro alle mille difficoltà degli italiani in un momento di aumento dei prezzi e di inflazione. «Abbiamo trovato i soldi per il taglio del cuneo fiscale e questo intervento vale 100 euro al mese in più nella busta paga delle persone con redditi bassi; poi abbiamo reperito risorse per le forze dell'ordine che combattono in prima linea contro il terrorismo; e ancora abbiamo stanziato una cifra record per la sanità, contro tutti i profeti di sventura che sostengono il contrario. Infine ricordo una questione simbolica ma che alla Lega sta molto a cuore: il ridimensionamento del canone Rai che passerà da 90 a 70 euro. È un segnale positivo, anche se il mio sogno è quello di una Rai che si sostenga da sola. E non chieda aiuto ai contribuenti».
Per la verità, nelle pieghe del bilancio ci sono anche i fondi per il Ponte: «In queste settimane ho letto cose surreali. Su molti quotidiani ho trovato la fantomatica notizia che non c'erano denari e il Ponte era svanito. Falso. I soldi ci sono, stiamo andando avanti e l'idea è quella di aprire i primi cantieri nell'estate del 2024. Sarà l'opera più importante in Italia dalla fine della Seconda guerra mondiale».
Non basta. Sul fronte della mobilità, il vicepremier mette in evidenza un fatto che forse è sfuggito ai radar dell'opinione pubblica in un lunedì denso di drammatici avvenimenti: «Abbiamo deciso di fare ricorso alla Corte di giustizia europea contro l'Austria che blocca il traffico dei camion al Brennero. È un fatto senza precedenti, ma così non si può continuare. Gli austriaci hanno torto e fermano i tir da vent'anni, bloccando la circolazione dei mezzi pesanti di notte, nei festivi e quando ritengono. Così si forma un tappo che assume proporzioni apocalittiche: qualche giorno fa c'erano 110 chilometri di coda, con conseguenze gravi dal punto di vista sociale, economico, dell'inquinamento. Abbiamo cercato un qualche compromesso con Vienna per vent'anni, ma visto che loro non ci ascoltano abbiamo deciso di procedere in altro modo».
Certo, dopo gli attriti con Macron e Scholz, ecco le scintille con l'Austria. Un altro nemico alle porte? «L'Austria non fa un danno solo a noi. No, in questo modo crea disagi fortissimi anche agli altri paesi europei e dunque la nostra scelta di aprire un fronte legale non ci isolerà. Anzi: la nostra battaglia è anche quella degli altri Paesi».
L'Italia può giocare le sue carte in Europa, pure per riformare il Patto di stabilità: «Non potrà più essere un patto lacrime e sangue, ma dovrà tenere conto delle difficoltà che molti paesi, non solo l'Italia, stanno affrontando».
Si vedrà. Su un punto il vicepremier è rigido: «Io al governo con i socialisti in Europa non ci andrò mai».
Anche se da Spagna e Polonia arrivano per il centrodestra segnali non proprio esaltanti. Anzi: Giorgia Meloni potrebbe essere indotta a ridisegnare il perimetro delle alleanze. «Intanto, faccio notare che il cosiddetto trionfo di Tusk è il trionfo dei secondi. Perché non è che abbia vinto le elezioni a Varsavia.
Per il resto, non posso dire adesso quel che farà la Meloni che è una grande premier, imbattibile sulla politica estera e io non riuscirei a fare la metà delle cose che lei ha portato a compimento. Con Giorgia ci siamo detti: Vediamo quanti voti prendiamo, poi valuteremo. Ma io scommetto, sull'Unione delle forze di centrodestra e solo su quelle. Per Matteo Salvini non esiste un piano B».
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