Abedini evita l'estradizione. La "finestra" di otto giorni

Il risiko si chiuderà con l'intervento di Nordio per la scarcerazione tra il 12 (quando parte Biden da Roma) e il 20 (quando si insedia Trump)

Abedini evita l'estradizione. La "finestra" di otto giorni
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Un grande, profondo sospiro di sollievo. Così viene vissuta negli ambienti giudiziari milanesi la notizia del ritorno in Italia di Cecilia Sala annunciato ieri mattina dalla premier Giorgia Meloni. Perché aldilà degli asettici toni dei comunicati ufficiali i magistrati chiamati a decidere sulla sorte di Mohammad Abedini, l'iraniano in carcere in Italia dal 16 dicembre, erano perfettamente consapevoli della partita che coinvolgeva tanto il businessman tecnologico ricercato dagli Stati Uniti che la giornalista del Foglio e di Chora Media. E il no alla liberazione di Abedini reso noto la settimana scorsa dalla Procura generale di Milano non era stato espresso a cuor leggero. Gli elementi contenuti nella richiesta di arresto arrivata dagli Usa non lasciavano altra scelta, secondo il procuratore generale Francesca Nanni. Ma il timore che il «no» alla scarcerazione dell'iraniano influenzasse negativamente i tentativi diplomatici per il rientro della Sala era forte.

Adesso, a Palazzo di giustizia, lo scenario cambia bruscamente. Il «caso Abedini» si sdrammatizza. Resta fissata per il 15 gennaio l'udienza in cui la Corte d'appello dovrà esaminare la richiesta di arresti domiciliari avanzata dal difensore dell'iraniano, e resta fermo il parere negativo della Procura generale. «Al momento dice a L'aria che tira il procuratore Nanni - la situazione di Abedini è invariata: è in arresto provvisorio con detenzione in carcere in attesa della decisione di una richiesta di domiciliari, che verrà presa dalla Corte d'appello». Ma sia la Nanni sia i giudici della Corte sanno che la settimana che manca all'udienza potrà essere segnata da novità importanti provenienti dal governo italiano: al quale, come non si stancano di ripetere i giudici, spetta la decisione politica.

I percorsi per disinnescare definitivamente la mina giudiziaria sono essenzialmente due. Dato per scontato, come conferma più di una fonte, che della sorte di Abedine si è parlato sia nelle trattative con il governo di Teheran sia con Donald Trump, ormai è assai improbabile che l'uomo venga consegnato agli Stati Uniti, ed è altrettanto improbabile che rimanga detenuto in un carcere italiano. Alla liberazione del presunto fornitore di tecnologia bellica all'Iran si potrebbe arrivare nel giro di poche ore e questa è la ipotesi più probabile se il governo americano comunicasse al nostro ministero degli Esteri che non è più interessato alla consegna di Abedini. L'uomo attualmente è detenuto sulla base della richiesta provvisoria di arresto inviata il mese scorso dall'America, accolta dal ministero della Giustizia italiano ed eseguita all'aeroporto di Milano Malpensa; la richiesta di estradizione non è ancora formalmente arrivata, e quindi non ci sarebbe neanche bisogno di un suo ritiro formale. Se gli Usa comunicheranno la rinuncia all'arresto provvisorio, sulla base dei contatti diplomatici dei giorni scorsi, il ministro della Giustizia Carlo Nordio non farà altro che trasmettere la decisione alla Corte d'appello milanese che provvederà immediatamente alla scarcerazione di Abedini, che tornerebbe pienamente libero (non potrebbe neanche venire tenuto agli arresti domiciliari), in possesso del suo passaporto e autorizzato a lasciare l'Italia.

Ma è anche possibile che il governo americano non prenda una posizione formale, ma si limiti a accettare senza protestare la decisione italiana. Il presidente uscente Joe Biden, da oggi a domenica a Roma, non si troverebbe a dover avallare con un atto ufficiale la trattativa fatta dal suo successore Donald Trump. A fare liberare Abedini sarebbe in questo scenario il ministro Nordio, con un atto solo apparentemente unilaterale dell'Italia ma in realtà concertato con gli altri due governi coinvolti nella vicenda.

Nordio potrebbe comunicare alla magistratura milanese la sua decisione, e in base al codice di procedura penale l'iraniano anche in quel caso tornerebbe istantaneamente libero (con la possibilità per Nordio di espellerlo subito dall'Italia). E ci sono i tempi tecnici perché questo avvenga prima sia dell'insediamento di Trump il 20 gennaio sia prima dell'udienza della Corte d'appello fissata per mercoledì prossimo.

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