Omicidio volontario, con il dolo eventuale. La Procura di Milano sta valutando di contestare questa accusa (sostituendo quella iniziale di omicidio stradale) ai carabinieri coinvolti nell'incidente in cui il 24 novembre al Corvetto è morto il 19enne Ramy Elgaml. È la conseguenza diretta dei filmati agli atti dell'inchiesta, e pubblicati ieri da alcuni tg, che mostrano le fasi dell'inseguimento in cui i militari tentano di far cadere per fermarlo lo scooter in fuga, con Ramy seduto dietro e l'amico Fares Bouzidi alla guida, e commentano con alcune frasi molto forti.
Il «dolo eventuale» si concretizza quando l'indagato non punta a commettere un reato, in questo caso l'omicidio, ma è consapevole che l'evento sia altamente probabile. Nei video, ripresi dalla dashcam di una delle Gazzelle all'inseguimento, si vedono almeno due impatti durante il percorso a forte velocità tra l'auto del Radiomobile e lo scooter, prima che il T-Max rovini sull'asfalto provocando la morte del ragazzo egiziano. Nel verbale di servizio i militari non fanno cenno ad alcuno scontro. Dopo le ultime notizie il padre del 19enne morto, Yehia Elgaml, ha dichiarato in riferimento al comportamento dei militari: «Non dovevano parlare così, non hanno dei figli? Non va bene, ma lasciamo stare questi quattro o cinque ragazzi, perché i carabinieri non sono tutti così». Ancora: «Con il video è arrivata una verità, di questo sono contento, ho fiducia nei giudici e nella giustizia italiana: io, la mia famiglia e tutta la comunità egiziana. Fiducia al cento per cento». Sui ragazzi del quartiere: «Tarek, il fratello di Ramy, è tranquillo. Io ho chiesto a tutti di mantenere la calma. Ho chiamato e ho detto: «Per favore state calmi, non fate niente di brutto ora, aspettiamo la giustizia. E loro mi hanno assicurato la pace. Quelli che ho visto nel video, uno, due, tre, sono carabinieri sbagliati. Ma ci sono anche i carabinieri veri. Non sono tutti uguali». E la madre, Farida: «Quando ho visto mio figlio morto investito, sotto la Gazzella dei carabinieri, mi sono sentita male. Ma poi, dopo 45 giorni, ho potuto dormire. Perché quel video vuol dire che la verità sta arrivando, non è stata coperta».
I nuovi video hanno scatenato anche la polemica politica. Ilaria Cucchi, senatrice di Avs, ha scritto una lettera aperta al comandante generale dei carabinieri, Salvatore Luongo: «Le scrivo perché mi ostino ad avere fiducia nell'Arma dei carabinieri ed in lei (...). Io le chiedo scusa se mi permetto, ma, come cittadina, le chiedo la sospensione e conseguente destituzione dei carabinieri che hanno messo negli atti ufficiali una ricostruzione dell'accaduto che mi pare proprio incompatibile con quanto documentato dalle immagini». Cucchi ritiene che chi ha mentito in quel modo «non meriti più di indossare la vostra onoratissima divisa». Così il vicepremier Matteo Salvini: «Di fronte a un posto di blocco forzato, i carabinieri hanno fatto il loro dovere in una situazione ad alto rischio. C'è un'indagine, spero ci sarà anche giustizia. Lasciatemi dire che provo sdegno verso chi dalla mattina alla sera, su giornali e social, getta fango sulle nostre forze dell'ordine». Mentre il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto: «Sono momenti in cui bisogna agire molto rapidamente, con situazioni spesso difficilmente controllabili. Ora dire se questa è una situazione in cui si è fatto tutto quello che si doveva è un po' complicato.
Ci sarà modo di approfondire e capire se tutto quello che doveva essere fatto si è fatto secondo i protocolli». Per il deputato di Fdi Riccardo De Corato le accuse ai carabinieri sono «assolutamente imbarazzanti e inesistenti».
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