Abedini, revocato l'arresto. È libero e già a Teheran

L'ingegnere accusato di aver costruito droni killer è stato scarcerato da Opera. Era la contropartita per Cecilia Sala: "Ha pianto di gioia"

Abedini, revocato l'arresto. È libero e già a Teheran
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«Americani, iraniani, si fidano della parola data di Giorgia Meloni» era la sottolineatura di chi ha lavorato al caso quando Cecilia Sala stava volando verso l'Italia. Ieri alle 9 del mattino è stato liberato l'uomo dei droni, Mohammad Abedini Najafabadi, su disposizione del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Quando gli è stato comunicato, l'uomo sarebbe scoppiato a piangere. Il caso è chiuso, anche se le parti rese pubbliche sono solo la punta dell'iceberg di una triangolazione complessa portata a termine dal presidente del Consiglio e realizzata dal punto di vista operativo dai servizi segreti.

Lo «scambio» differito rispecchia il nostro interesse nazionale di portare a casa sana e salva una giornalista, utilizzata come «ostaggio». Qualcuno lo vedrà come un cedimento, ma in realtà è un'operazione politico-diplomatica, sul filo del rasoio, che ha pure un altro lato della medaglia. Una volta tanto abbiamo detto no allo Zio Sam, alla faccia di chi dipinge il governo italiano «servo degli Usa», come quelli precedenti, a parte il colpo di reni di Craxi a Sigonella. «Qualche ammaccatura resta in vicende del genere - spiega una fonte direttamente coinvolta - ma se hai credibilità e autorevolezza le assorbi». A tal punto che palazzo Chigi è riuscita a far digerire il rospo a due amministrazioni Usa, quella uscente di Biden e del nuovo presidente Trump. Al primo e alle richieste dell'Fbi qualcosa in cambio avremo dato: forse la copia dei computer, documenti commerciali, schede telefoniche e cellulari sequestrati ad Abedini quando è stato arrestato a Malpensa il 16 dicembre. A Trump, che vuole insediarsi «pacificando» il mondo, potrebbero essere arrivati dei messaggi importanti degli iraniani su sanzioni e nucleare.

Il ministro Nordio ha depositato alla Corte di Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti per il cittadino iraniano e nella serata di ieri Abedini era atterrato a Teheran. Nelle prime righe dell'atto d'accusa dell'Fbi contro l'iraniano si fa riferimento alla violazione dell'International Emergency Economic Powers Act («IEEPA») voluto dall'allora presidente Jimmy Carter, che non ha alcun riscontro nel nostro codice penale. Questo è il primo grimaldello utilizzato dal ministro della Giustizia per dire no all'estradizione. Le 38 pagine dell'agente speciale Ronald Neal, puntano al fatto che Abedini avrebbe fornito il sistema di navigazione Sepehr ai droni iraniani dei Guardiani della rivoluzione.

I Pasdaran sono per gli Stati Uniti un'organizzazione terroristica, ma non per l'Europa e l'Italia. Abedini avrà anche violato le limitazioni sull'esportazione di tecnologia americana, ma lo stesso agente Neal ha scoperto che la dogana svizzera gli aveva concesso di farla volare nel bagaglio in stiva durante un viaggio a Teheran. Nordio ha sottolineato il «doppio uso» di questa tecnologia con «potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari». Sembra un arrampicarsi sugli specchi, ma pure le accuse per la morte di tre militari americani nella base Tower 22 in Giordania non sono facili da collegare, in un'aula di tribunale, direttamente ad Abedini. Il 28 gennaio dello scorso anno un drone kamikaze Shahed-101P aveva centrato l'avamposto. Fra i resti del velivolo senza pilota è stato trovato il componente per la navigazione che Abedini avrebbe venduto al suo paese. Il drone non è stato lanciato dall'Iran, che si era subito lavato la mani, ma dalla Resistenza islamica in Iraq, un cartello di gruppi paramilitari sciiti, che gli Usa hanno in parte inserito nella lista nera del terrorismo.

Ovvio che si tratta di giannizzeri di Teheran, ma considerare responsabile diretto Abedini è una strada

giudiziaria tutta in salita. Nordio si è appellato abilmente alle leve concesse dalle norme, ma la conclusione, del caso di «diplomazia degli ostaggi», era già scritta con la liberazione l'8 gennaio della giornalista italiana.

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