Aborto più facile, il Piemonte studia il ricorso

L'assessore Marrone (Fdi): "Chiederemo un parere all'Avvocatura prima di applicare la direttiva"

Aborto più facile, il Piemonte studia il ricorso

Il governo Conte rispetta «il diritto alla salute e alla scelta consapevole delle donne, garantito dalla legge 194»?

A chiederselo è la Regione Piemonte che, prima in Italia, attraverso i propri legali intende far luce sull'operato dell'esecutivo, dopo che il ministro Roberto Speranza ha aggiornato le linee guida sulla pillola abortiva Ru486, che si potrà assumere senza ricovero ospedaliero e fino alla nona settimana di gestazione. A mettere in dubbio la legalità dell'interruzione di gravidanza, è l'assessore Maurizio Marrone di Fratelli d'Italia, che intende rivolgersi all'Avvocatura della Regione guidata da Alberto Cirio prima di far applicare alla sanità regionale le nuove direttive del ministero della Salute. «Consentire che la pillola Ru486 sia somministrata in ospedale - ha spiegato Marrone - e poi la donna possa uscirne ed espellere l'embrione-feto in privato e in totale solitudine, la espone a rischi di gravi e fatali emorragie. I rilievi eccepiti dalla Cei e dal Family Day sembrano pertanto assolutamente fondati». La presa di posizione del Piemonte è scaturita dalla richiesta - da parte del ministro della Salute, dopo anni di silenzio - al Consiglio Superiore di Sanità di un nuovo parere sulle linee guida nazionali, affinché l'aborto farmacologico possa essere fatto in day hospital, in ambulatorio senza giorni in ospedale obbligatori.

Una richiesta, quella del ministro Speranza, scaturita come risposta immediata al presidente umbro Donatella Tesei, che aveva disposto che le donne che intendono interrompere la gravidanza, mediante pillola, dovranno farlo con tre giorni di ricovero. E mentre la governatrice dell'Umbria è tornata sui suoi passi, a puntare il dito è stata la Regione Piemonte, dove da anni il ginecologo Silvio Viale - pioniere della Ru486 in Italia - chiede di rimuovere l'obbligo del ricovero ospedaliero.

«Negli ultimi sette anni - ha precisato il ginecologo - al Sant'Anna di Torino ho sempre applicato il day hospital. E non mi sono mai considerato fuorilegge». A gettare acqua sul fuoco ci pensa l'assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi: «Come sempre il Piemonte rispetterà la normativa nazionale».

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