Chiude 46 anni di storia, trasforma il parricidio di Jean Marie Le Pen in un momento storico per l'estrema destra francese. E uccide insieme anche il nome del partito fondato dal padre, per tentare il rilancio politico in una Francia completamente macronizzata. Marine Le Pen si disfa in un colpo solo di Jean-Marie, padre e fondatore del Front National che nel 1972 cominciò la sua avventura politica di ultrà della destra. E con il via libera del 79,9% degli iscritti cancella la carica di «presidente onorario» per disfarsi definitivamente della sua figura ingombrante, con la quale negli ultimi anni è entrata in aperto conflitto. Ma più di tutti - ed è questa la rivoluzione - propone ai frontisti il nuovo nome del partito con il quale tenterà la scalata al potere e l'assalto all'Eliseo dopo la sconfitta al secondo turno delle presidenziali del 2017.
In un discorso-fiume di un'ora e mezza, dal Congresso di Lille, Marine dice addio al Fronte Nazionale (con il consenso di un risicato 52% di militanti) per lanciare il nuovo «Rassemblement national». Rassembler, riunire, radunare, andare oltre lo steccato dell'estrema destra è il suo obiettivo. Ecco perché la fiamma nel simbolo resta, ma il «Fronte» sparisce. «Quel nome porta con sé una storia epica e gloriosa che nessuno deve rinnegare», dice ai suoi che l'hanno appena rieletta presidente con il 100% dei consensi (e la sua sola candidatura). Ma è inutile negarlo - spiega francamente alla platea Marine - «per molte persone è un freno psicologico». «Il nome Front ha un significato di contrapposizione che si spiegava allora», quando il Fn nacque negli anni '70. Ora no. «Perché si fa fronte contro qualcosa e raramente per qualcosa», spiega l'erede di casa Le Pen. «E se vogliamo governare dobbiamo farlo per i francesi e per chi divide con noi l'amore per la Francia». Il nome sarà sottoposto al voto degli iscritti. «Non decidiamo al Congresso per fare in modo che tutti partecipino». E quel «national» resterà perché significa «difesa dell'identità», «deve esserci per forza», perché «la nazione è il cuore del nostro progetto».
L'obiettivo - Marine lo esplicita e non potrebbe essere altrimenti - «è esprimere la nostra voglia di riunire». E l'intenzione politica è inequivocabile: «Deve essere un appello a raggiungerci, qualunque sia la provenienza (degli elettori, ndr) per scrivere una pagina del Paese con noi».
Durante il suo discorso, Marine fa riferimento all'Italia diverse volte. Si rivolge a Matteo Salvini, presente in platea, per salutarlo e congratularsi per il recente successo elettorale (e lui strappa un lungo applauso). Poi usa l'esperienza italiana per sottolineare altre due questioni: l'esigenza di un voto proporzionale alle legislative, perché il doppio turno penalizza il Front National. E ancora l'altro nodo cruciale, con riferimento all'Italia: servirà chiudere delle alleanze. «Saranno necessari compromessi, che non vuol dire compromissioni».
I sondaggi, però, raccontano un'altra storia. Oggi solo un terzo dei francesi considera Marine capace di attrarre sostenitori fuori dal proprio partito (l'anno scorso era la metà). Ed è questa la vera sfida che Marine vuole vincere ma rischia di perdere.
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