Addio alla maratoneta Cheptegei. Bruciata viva dall'ex dopo la messa

L'atleta aveva partecipato alle Olimpiadi di Parigi. Era stata aggredita domenica davanti alla figlia

Addio alla maratoneta Cheptegei. Bruciata viva dall'ex dopo la messa
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Succede anche che una tragedia faccia notizia solo perché coinvolge una giovane donna che ha vissuto qualche ora sotto i riflettori internazionali. Rebecca è morta a 33 anni, uccisa dalla follia dell'uomo che avrebbe dovuto proteggerla. In un paese, il Kenya, che lo scorso anno ha registrato 152 femminicidi. Il numero più alto degli ultimi cinque anni.

Rebecca Cheptegei è morta consumata dalle ustioni che avevano bruciato l'80% del suo corpo. Non le è bastato avere una preparazione atletica che ti consente di concludere con onore la più combattuta e spettacolare delle maratone olimpiche che si ricordi: a Parigi, infatti, era giunta 44ma.

Sufficienti, probabilmente, le saranno state invece le preghiere che hanno accompagnato le sue ultime ore di coscienza, lei che si trovava a messa con le due figlie mentre l'uomo che le avrebbe poi dato la morte si intrufolava in casa sua. «Possa l'anima gentile di Rebecca riposare nella pace eterna», ha detto il Comitato olimpico ugandese dopo la morte di Rebecca, due giorni dopo che Dickson Ndjema - uomo con il quale aveva avuto in passato una relazione - era entrato nell'abitazione con una tanica di benzina che le ha poi svuotato addosso. Prima di accendere una fiamma e spegnere la vita della giovane donna.

Stando ai rilievi della polizia di Trans Nzoia, la contea del Kenya in cui la 33enne ugandese viveva, uno dei motivi della lite era stata proprio la presenza di Rebecca lì, su un terreno comprato poco distante al centro sportivo che avrebbe voluto far frequentare con facilità alle figlie.

Cheptegei, prima delle Olimpiadi parigine, era stata 14ma ai Mondiali dello scorso anno a Budapest. Aveva portato quei suoi successi internazionali a Endebess, cittadina adagiata alle pendici del vulcano Elgon, tra Uganda e Kenya. Cratere geologicamente spento, ma fucina di disordini sociali e violenze, che nella crisi elettorale di 15 anni portò a diverse centinaia di vittime e poco meno di un milione di sfollati.

In rete, la compostezza del dolore del padre di Rebecca, Joseph, non ha da confondersi con mancanza di fermezza: cappello sul capo e giacca sopra un gillet viola, l'uomo racconta del carnefice di sua figlia: «Erano solo amici e mi chiedo perché volesse portar via delle cose che appartenevano a mia figlia». Le ha invece portato via la vita, come è successo di recente in Kenya a 42 donne, ritrovate in sacchi verdi: morte ammazzate dallo stesso uomo.

Negli ultimi 8 anni, nel Paese africano il 75% delle vittime

femminili sono risultate tali perché uccise dal partner. Rebecca, involontariamente, grazie a quel suo saper correre così forte, ha indotto anche l'interesse internazionale a rallentare. Per riflettere su questa emergenza.

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