Addio al reporter che indagava sulla droga. Così i narcos olandesi adesso alzano il tiro

È morto il giornalista De Vries, colpito in un agguato della "Moccro-maffia"

Addio al reporter che indagava sulla droga. Così i narcos olandesi adesso alzano il tiro

Peter de Vries non ce l'ha fatta. Il 64enne giornalista investigativo olandese, vittima di un agguato lo scorso 6 luglio, è stato dichiarato ieri clinicamente morto. Era ricoverato al VU Medical Center di Amsterdam dopo essere stato raggiunto da cinque colpi di pistola all'uscita della tv olandese Rtl, dove aveva denunciato, ancora una volta, la grave situazione di Olanda e Belgio «sequestrati» dal narcotraffico maghrebino.

Martedì scorso qualcuno ha cercato, purtroppo riuscendoci, di metterlo a tacere. Si è trattata di una vera e proprio esecuzione, figlia della nuova frontiera dei narcos. Una piaga conosciuta in Olanda come «Moccro-maffia», una criminalità emergente non solo dalle parti di Amsterdam, ma ben radicata nel panorama europeo. Le sue radici affondano nella comunità maghrebina, da cui il nome, ma i suoi affiliati sono per lo più nati e cresciuti in Europa, dai Paesi Bassi al Belgio, passando per la Spagna.

Considerata a lungo una sorta di gruppo criminale di secondo piano dedito allo spaccio di droga, la «Moccro-maffia» ha scalato nel tempo le gerarchie criminali, affermandosi come una delle organizzazioni malavitose più temibili e potenti. Forte dei suoi rapporti con i cartelli della droga colombiani e messicani, si rifornisce di cocaina attraverso i porti del Nord Europa, in particolare quelli di Rotterdam e Anversa.

Attraverso le sue inchieste (più di 100) de Vries aveva in qualche modo aiutato le autorità di polizia a sgominare parte dell'organizzazione, raccogliendo le testimonianze di un pentito. Le manette erano quindi scattate ai polsi del boss Ridouan Taghi, bloccato dalla polizia mentre si trovava a Dubai, e del suo luogotenente Said Razzouki, arrestato in Colombia, dove era fuggito anche grazie al sostegno del Cartello di Sinaloa e del Clan del Golfo.

De Vries era diventato popolare agli inizi degli anni Ottanta, quando si occupò del rapimento di Freddy Heineken, imprenditore dell'omonima birra, il cui caso divenne anche un film con Anthony Hopkins. Il giornalista, che aveva collaborato nel 2015 alla stesura della sceneggiatura assieme a William Brookfield, era riuscito addirittura nel 1994 a rintracciare in Paraguay Frans Meijer, uno dei rapitori, mentre la polizia brancolava nel buio. Celebre anche la sua indagine in Texas sull'assassinio di Kennedy. Nel corso della trasferta a Dallas, de Vries aveva incontrato James Files, l'uomo che confidò al giornalista olandese di aver fatto parte di un presunto gruppo di fuoco che uccise il presidente americano su ordine di Cia e mafia.

Nella sua biografia, uscita nel 2013, de Vries raccontava di aver avuto un'adolescenza turbolenta e di essersi dedicato a furti e saccheggi.

Nel libro immaginava che sarebbe stato ucciso (dal 2017 era sotto scorta), al punto da affermare «non mi voglio sottrarre al destino, però vorrei essere ricordato come il ladro meschino che si è trasformato in un combattente del crimine».

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