Il Pd, pur essendo tornato al governo, durante il Conte II ha sempre dovuto inseguire. Prima i mal di pancia dei grillini, i quali all’inizio dell’avventura del nuovo esecutivo hanno fatto intendere di non voler da subito cancellare quanto approvato pochi mesi prima quando erano alleati di Salvini. Poi i dem hanno dovuto inseguire gli eventi.
Quando infatti il candidato del Partito Democratico ha vinto le elezioni regionali emiliane il 26 gennaio scorso, sembrava che oramai l’ago della maggioranza dovesse irrimediabilmente pendere verso il partito di Zingaretti. Ma il Covid e la relativa emergenza sanitaria hanno rallentato e bloccato tutto, senza quindi poter avere il tempo di mettere nero su bianco quella che era (e che è) una vera e propria ossessione dei democratici, ossia il superamento dei decreti sicurezza.
Ad emergenza quasi finita, il Pd ha dovuto inseguire anche Renzi: quest’ultimo è riuscito nell’impresa politica di imporre al governo, tramite le minacce di dimissioni ed i pianti del ministro Teresa Bellanova, la sanatoria sui migranti. Un flop clamoroso, un disastro annunciato, politicamente parlando però una vera e propria impresa dell’ex presidente del consiglio, il quale nonostante l’esigua forza parlamentare è riuscito a dettare l’agenda al governo.
Ed ora il Pd insegue sé stesso. I dem non vogliono lasciarsi fuggire l’occasione e dimostrare di poter anche loro imporre la propria strategia. Ecco perché quel pallino/ossessione rappresentato dal superamento dei decreti sicurezza è tornato ad essere al centro delle mire politiche degli ultimi giorni. Finita (o quasi) l’emergenza coronavirus, passata la norma che voleva Renzi, dalle stanze della segreteria del partito adesso si vorrebbe imprimere un’accelerata sul colpo di spugna con il quale demolire le leggi di Salvini in materia di immigrazione e sicurezza.
Nei giorni scorsi su Repubblica sono uscite indiscrezioni circa un nuovo piano, in elaborazione al Viminale, per riformare i decreti sicurezza approvati nell’ottobre del 2018 e nell’agosto 2019. E, così come scritto ieri su IlGiornale.it, l’obiettivo principale delle riforme sarebbe rappresentato dallo stop alle maxi multe contro le Ong che trasferiscono migranti in Italia, così come dall’allargamento della platea dei migranti che avrebbero diritto all’accoglienza.
Ma il Pd che insegue sé stesso, vuole andare anche oltre. Ed ecco che dai cassetti della retorica dem ad uscire fuori è un altro “cavallo di battaglia”, ossia lo Ius Soli. Una riforma quest’ultima volta a dare la cittadinanza a coloro che nascono nel nostro territorio anche da genitori non italiani e talmente invisa all’elettorato che, tra una scappatoia e l’altra, lo stesso governo Gentiloni ha fatto di tutto per non farla passare entro la legislatura terminata nel 2018, pena un’ancora più netta sconfitta nel voto del marzo di quell’anno.
Il Partito Democratico, una volta tornato al governo, l’ha però riproposta seppur con un altro nome. Ed infatti un mese dopo l’insediamento del Conte II, ecco che in commissione affari costituzionali della Camera ad approdare è stata, tra le altre, una proposta a firma di Laura Boldrini in cui si parlava di “Ius Culturae”. Un modo come un altro per superare comunque l’attuale Ius Sanguinis, criticato e definito “retrogrado” nonostante già oggi garantisca un alto numero di cittadinanze conferite in Italia a persone di origine straniera.
A parlare della possibilità di accelerare sul progetto della nuova riforma relativa allo Ius Culturae, è stato nelle scorse ore Marco Pacciotti, nuovo responsabile del Dipartimento Immigrazione del Pd. Quest’ultimo, in un intervento pubblicato su Immagina, ha richiamato alla responsabilità dei dem di approvare quanto prima una riforma organica sull’immigrazione: “L'Italia è un Paese che stenta ancora a comprendere pienamente le trasformazioni sociali già avvenute in questi ultimi trent'anni – si legge – dove fa ancora notizia un corazziere nero, un'azzurra di origine africana e ci si meraviglia del fatto che tanti ragazzi nati qui parlino italiano perfettamente anche se i loro genitori sono nati altrove”. Secondo Pacciotti sarebbe ingiusto dannoso “far finta che nulla sia avvenuto e che milioni di persone restino cittadini di serie B”.
“Donne, uomini e ragazzi che frequentano le nostre case – si legge ancora su Immagina – scuole, luoghi di lavoro e che nonostante rispettino le leggi e paghino le tasse, continuano a godere di meno diritti”.
Nel suo intervento, il responsabile immigrazione del Pd se la prende inoltre contro la legge Bossi – Fini, giudicata obsoleta e vessatoria, oltre che con i decreti Salvini. E la linea del in materia è quindi tracciata: via i decreti sicurezza, dentro lo Ius Culturae. Nelle prossime settimane l’offensiva politica e mediatica potrebbe assumere toni non indifferenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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