Un sorriso. Un «ooh» di meraviglia. Un fiato che resta sospeso. Non capita spesso entrando in un negozio, a meno che quello non sia un semplice punto in cui vendere qualcosa, ma contenga l'anima di un brand. Siamo abituati, quando si parla di Apple Store, a rimanere sorpresi dalla cura dei particolari che viene messa nel design di quello che in fondo serve per fare business. Accade in tante parti del mondo, dove non si trova linea di demarcazione tra affari e i servizi: è un dare (molto) e ricevere (altrettanto). Però questa volta che di più, e ce l'abbiamo in Italia.
Ieri a Roma è stato aperto l'Apple Store di Via del Corso, ed è un'altra storia. Tecnologia, arte, l'idea che nel mondo moderno non si può buttare via l'antico, soprattutto se rappresenta un pezzo del cuore di una città. Difficile descriverlo a parole, certi luoghi devono essere vissuti. Si può tentare ricordando lo store in Piazza Liberty a Milano, epperò se la filosofia è la stessa, diversa è l'idea da cui si è partiti. A Milano la parola d'ordine è stata rinnovare un luogo da riportare al centro, a Roma il concetto è quello del restauro nell'innovazione. Prospettive che mettere insieme sembra impossibile. Eppure.
E allora: Apple Store di Via del Corso è dentro Palazzo Marignoli, edificio del 1873 e residenza del marchese Filippo Marignoli fino a quando non ha ospitato il Caffè Aragno. Era uno dei luoghi di ritrovo più importanti della città e ai frequentato da artisti, scrittori e attori. E qui sta il punto: creatività. Se ne sente parlare oggi spesso all'inglese dei creators, ed è per questo che il team - made in Italy - utilizzato da Apple si è messo al lavoro per restaurare ciò che ha trovato, e che era stato dimenticato. Per dire: alcuni pannelli di graffiti creati dal pittore italiano Afro Basaldella nel 1950. E poi l'Alba di Fabio Cipolla e il Crepuscolo di Ettore Ballerini, ovvero due grandi dipinti sul soffitto che risalgono ai primi anni del 1900. E ancora uno scalone monumentale risalente al 1888, rimesso a nuovo con tutti dettagli originali grazie al marmo di Carrara. E a tutto questo si aggiunge pure il soffitto dipinto (e ridipinto) a mano con motivi geometrici che fa da volta al Genius Bar, in cui di solito si entra per risolvere un problema e appunto si esce con il sorriso. Provare per credere.
E vedere per credere, perché ogni sala rappresenta un lampo di luce, anche grazie alle grandi finestre di vetro che coprono fino ai 6 metri e mezzo che vanno dal pavimento al soffitto. E dove non si può riavere quella di una volta, ecco un impianto a led che simula esattamente il percorso del sole per rianimare il lucernario che fungeva da meridiana. Intorno, una corte con alberi di canfora, ricordo del monastero di Santa Maria Maddalena delle Convertite che fa da prologo alla terrazza del primo piano piena di piante di gelsomino e ulivi. Una vera terrazza romana, insomma.
Già, questo sarebbe un negozio, e ce lo ricorda il fatto che dentro trovi tutti i servizi e i prodotti che di solito Apple mette a disposizione dei suoi consumatori. Aggiungendo al programma di corsi (gratuiti) Today at Apple, uno speciale Made in Rome per aiutare i giovani con tante idee in testa a metterle insieme grazie a 40 artisti della città.
Ed è anche questo che rende questo posto - che ha 200 addetti che parlano 20 lingue diverse - così speciale. Anche perché, alla fine di un giro così, si può pure uscire dal negozio senza aver comprato nulla. Ed anche questa è un'altra meraviglia moderna, in fondo.
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