I soldati israeliani e quelli egiziani sul confine del Sinai in genere si salutano scorgendosi da lontano la mattina quando affrontano i quaranta gradi della distesa gialla in cui devono guardare il confine. In genere, il loro obiettivo è tenere sotto controllo il traffico di droga, sorvegliato da armi e uomini dell'Isis, e i traffici delle tribù beduine. Ma i due eserciti non sono in guerra l'uno con l'altro da quarant'anni, e si sente se si va al confine. Gli israeliani passano agli egiziani qualche frutto, l'acqua è bene comune, così come la noia gialla del deserto.
Ma ieri mattina un soldato egiziano è piombato dentro le linee israeliane: subito ha ucciso due guardie, un ragazzo e una ragazza, e mentre i soldati israeliani gli davano la caccia è riuscito a ucciderne un altro prima di essere a sua volta raggiunto dai proiettili. I nomi noti degli uccisi, Lia Bin Nun di 19 anni, Ohad Dahan di 20 anni, e Ori Yitzhak Iluz di 20 anni, sono stati resi noti dopo che le famiglie sono state avvertite. I soldati della brigata che sorveglia l'area fra il monte Sagi e il monte Harif nel deserto del Negev è fatto di soldati dediti, pazienti, guerrieri sempre in guardia contro trafficanti e i terroristi dell'Isis. Israele li piange con le loro famiglie. Da tempo non c'era motivo di preoccupazione rispetto all'esercito egiziano. Anzi: è da quando Abdel Fattah el Sisi è al governo che l'esercito israeliano aiuta, si dice, nello scontro contro i residui dell'Isis che occupano le zone presso el Arish. Egitto e Israele hanno interessi comuni e Gaza ha la sua porta verso il mondo arabo in Egitto, è importante che al Sisi svolga un ruolo pacificatore. La pace è solida dal punto di vista economico e della sicurezza, quindi l'evento di ieri è imbarazzante.
Dall'istante successivo all'attacco le due le parti commentano con estrema cautela, la pace fra i due Paesi non deve essere scalfita. Gli egiziani hanno diffuso una versione del tutto inattendibile dell'accaduto, cioè che il loro soldato avrebbe sparato durante la caccia a trafficanti di droga sul confine, e si scusano. Gli israeliani seguitano a ripetere che l'episodio sarà verificato; non si lanciano accuse, non si parla di terrorismo, si ripete quanto siano buoni i rapporti
Negli ultimi dieci anni l'Egitto ha fatto molti passi perché anche la sua popolazione acquisisse il concetto di pace, ha sorvegliato l'incitamento sui libri di testo, ha smorzato i toni sul ricordo delle guerre fino a quella fatale del 1967 che l'Egitto perse e che si può dire abbia indotto la pace di Anwar Sadat con Menahem Begin nel 1979. Attacchi terroristici contro gli Israeliani non sono mancati nel Sinai, e hanno ridotto il turismo nella zona: nel 2011, vicino a Eilat, otto israeliani furono uccisi su un autobus di linea, e vi erano implicati terroristi palestinesi. A questo seguirono scontri con le forze egiziane; nel settembre del 2012 terroristi sulle jeep attaccarono il confine. Dopo questo, e dopo vari attacchi a hotel e auto, si costruì un grosso reticolato che ha diminuito il pericolo di terrore nel Sinai, mentre è continuato imperterrito, il traffico di droga.
Un'indagine del 2022 dice che la pace è approvata dal 65 per cento dell'opinione
pubblica egiziana media, ma se si chiede se si permetterebbero viaggi di lavoro e sport in Israele, gli egiziani disapprovano fortemente per il 49 per cento. La pace c'è, ma è fredda. E dove è freddo, il rischio brucia sotto.
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