La Compagnia delle Opere torna in prima linea. Dopo alcuni anni di parziale disimpegno, Andrea Dellabianca, neo-presidente di quello che inevitabilmente viene identificato come il braccio economico profit e no profit di Comunione e Liberazione, è tornato a rafforzare il dialogo con le istituzioni e a investire sulla centralità di una associazione che oggi riunisce oltre 10mila imprese.
Presidente Dellabianca, oggi si chiude il Meeting di Rimini Qual è il suo personale bilancio?
«È molto positivo perché ancora una volta di fronte alla positività che si vive nelle giornate del Meeting, i confronti e i dialoghi anche tra posizioni diverse diventano costruttivi e fruttuosi. È una positività che si vive stando a contatto con i volontari, con persone desiderose di apprendere e capire, visitando mostre che raccontano personalità di valore. È un ambiente che crea dialogo».
Cosa vi chiedono le imprese in questa fase? Prendendo spunto dal titolo del Meeting cosa è essenziale per voi in questo momento storico?
«Oggi stiamo vivendo un grande cambiamento del valore del lavoro, cambia la sua percezione come prospettiva a cui sacrificare tutto. Diventa necessario riflettere sul senso del lavoro e individuare quale percorso si vuole scegliere per la propria vita. Le imprese devono cambiare i propri schemi e comprendere cosa sta accadendo. L'altro aspetto riguarda l'avvento dell'Intelligenza Artificiale. È essenziale stare accanto alle aziende e capire cosa cambierà per loro. Ultimo punto quello della formazione perché oggi è necessario restituire forza e fascino a una serie di attività, soprattutto artigianali, che tornano a essere centrali».
Chi deve farsi carico della formazione? Lo Stato, le aziende e oppure il Terzo settore?
«Io penso che la formazione deve essere scolastica, fatta non solo dallo Stato, attraverso la valorizzazione di soggetti che hanno a cuore la crescita della persona. La funzione delle scuole paritarie, del terzo settore come degli Istituti Tecnici Superiori è sempre più essenziale. Tra i nostri associati ce ne sono tanti che partecipano al modello del 4 + 2, creando un circolo virtuoso coerente con i bisogni formativi e lavorativi di oggi».
Quali richieste avanzate al governo in vista della Legge di Bilancio?
«Per noi è fondamentale il tema della valorizzazione degli investimenti sul capitale umano. La crescita di competenze all'interno delle aziende è un valore al pari di un macchinario e necessita di una fiscalità adeguata. È necessario il riconoscimento della formazione tecnica e delle cosiddette soft skills (capacità relazionali e comportamentali, ndr). Bisogna concentrarsi su bisogni operativi più che corporativi e rischiare, innescando un percorso di prospettiva, anche con risultati non immediati».
Qual è il suo giudizio dopo quasi due anni di governo Meloni?
«Ha dimostrato volontà di fare e disponibilità al dialogo. Come Compagnia delle Opere abbiamo deciso di tornare ad assumerci la responsabilità dell'interlocuzione con le istituzioni e registriamo la volontà del governo di accogliere contributi da parte delle imprese. Abbiamo un dialogo positivo anche con le Regioni di centrosinistra. Mi sembra ci sia un clima complessivo e un passo politico positivo».
Al Meeting si è parlato molto di ius scholae e di autonomia differenziata. Cosa ne pensa?
«Sullo ius scholae serve una iniziativa pragmatica che fotografi la realtà. Qualsiasi soluzione tecnica - che spetta alla politica - si può attuare solo all'interno di un tessuto di inserimento e di coesione sociale che ha a che fare con genitori, terzo settore e imprese. Bisogna rispondere al bisogno di integrazione evitando ghetti che possono generare violenza.
Serve una prospettiva positiva con l'aiuto del terzo settore e il coinvolgimento delle aziende. Sull'autonomia è necessario comprendere che i territori sono differenti e non tutte le Regioni sono pronte. Bisogna innescare meccanismi solidali».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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