
Arrivano ammanettati, con l'europarlamentare Pd Cecilia Strada sul molo di Shengjin che protesta per il trattamento inumano, sono i 40 migranti clandestini, senza diritto d'asilo e con un decreto d'espulsione sul groppone. Il Cpr di Gjader al quale sono destinati dista pochi chilometri, le camionette di polizia, carabinieri e Guardia di Finanza arrivate ieri al molo solo lì ad attenderli, appena scesi dalla nave della Marina militare italiana Libra (che presto diventerà «albanese») partita ieri mattina da Brindisi saranno trattenuti nel Cpr fino a un massimo di 18 mesi, finché i loro Paesi di origine non risponderanno e accetteranno il rimpatrio. Ci sono tunisini, egiziani, bengalesi, pachistani, algerini, georgiani, nigeriani e moldavi, arrivano dai Cpr di Bari, Torino, Trapani, Gorizia, Milano e Brindisi. Prima di salire sulle camionette si fermano a parlare con una deputazione di parlamentari, c'è la stessa Strada assieme ai rappresentanti del Tavolo Asilo e immigrazione, poi salgono in direzione dell'ex aeroporto militare di Gjader. Il centro è stato costruito l'anno scorso nell'ambito del Protocollo bilaterale sulla gestione delle domande d'asilo e dei flussi migratori siglato tra Albania e Italia, ha cambiato «pelle» dopo le sentenze delle Corti d'Appello e delle sezioni Immigrazione dei tribunali italiani che hanno ostacolato il protocollo appellandosi a una interpretazione molto generosa di una sentenza della Corte di Giustizia Ue del 4 ottobre scorso, dopo il suo pronunciamento definitivo - atteso prima dell'estate - è pacifico che il Protocollo ripartirà.
Ma prima c'è tempo per questo esperimento, dopo il decreto del governo del 28 marzo che ne ha in parte snaturato l'essenza, trasformandolo in un Centro consente il trasferimento non più solo dei richiedenti asilo intercettati in mare, ma anche degli irregolari cui il questore ha consegnato il decreto di espulsione ed un giudice ha convalidato la permanenza in un Cpr. Un provvedimento destinato a far discutere, che secondo le Ong si presta a diversi profili di incostituzionalità rispetto alla tutela legale e all'assistenza medica, Riccardo Magi di +Europa parla di «deportazione» e di «inutile, sadica e crudele propaganda elettorale».
Non è ancora il return hub extra Ue che ha in mente l'Europa nel suo Piano asilo e migrazione che dovrebbe andare in vigore nel 2026 se non prima, è un precedente che segna una svolta nella lotta all'immigrazione, che già segna un record di sbarchi, 31% in meno nel primo trimestre dell'anno (dati Frontex), se ne parlerà a Napoli al vertice al Med5 su migrazioni e lotta ai trafficanti di esseri umani con gli omologhi di Cipro, Grecia, Malta e Spagna, ma anche Algeria, Libia e Tunisia, davanti al commissario europeo per gli Affari interni e la Migrazione, Magnus Brunner, e il direttore di Frontex Hans Leijtens.
Alla sinistra non resta che citare qualche dato random: «Nel solo ultimo weekend sono sbarcate sulle nostre coste più di 1.500 persone, 17 sbarchi in un giorno a Lampedusa. Ecco la soluzione», ma sono cifre lontanissime da quelle di due anni fa e dell'anno scorso, segno che gli accordi bilaterali e la stretta sui mercanti di uomini grazie anche alle indagini della magistratura stanno funzionando.
Quanto alla cornice giuridica, è il presidente della Corte costituzionale Giovanni Amoroso ad ammettere che la confusioni regna sovrana: «Abbiamo visto giudici prendere strade diverse, chi ha ritenuto che fosse violata la normativa Ue e non ha applicato quella interna, chi ha interrogato la Cassazione e la Corte europea, conseguenza della complessità della normativa sull'immigrazione in un sistema multi livello».
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