«Non voglio morire», scriveva alla madre dell'uomo che poi l'ha uccisa. Era il 23 agosto del 2022 quando Giovanni Padovani, ex calciatore, ha preso a martellate sotto casa, a Bologna, la sua ex compagna, Alessandra Matteuzzi. La giovane aveva paura di lui e ne aveva parlato con la mamma di quello che sarebbe diventato il suo assassino, la signora Virginia, con la quale era solita confidarsi. È stata la donna, che spesso faceva da tramite tra i due, a raccontarlo a Myrta Merlino, che venerdì l'ha invitata a Pomeriggio Cinque in una puntata dedicata ai femminicidi, una piaga diventata un'emergenza quasi quotidiana.
I segnali della tragedia c'erano stati, ma per Virginia non così forti da fare pensare ad un epilogo tanto drammatico. Invece Alessandra è morta e suo figlio è in carcere, dove ha cercato di togliersi la vita due volte, l'ultima a luglio. La mamma del killer, oggi imputato in un processo che si sta tenendo davanti alla Corte d'Assise di Bologna, si rendeva conto di quanto fosse fragile il suo ragazzo, che non riusciva a togliersi dalla testa quell'amore malato. Le diceva che per lui era come una droga, ma nonostante l'ossessione non credeva che sarebbe arrivato a tanto. Lei cercava di tranquillizzarlo, quando lo vedeva più agitato del solito: «Gli dicevo Giovanni basta, perché una storia d'amore ti deve far stare bene, non male, non far soffrire», ha raccontato durante la trasmissione. Ma la vittima aveva capito che quella relazione tossica rischiava di diventare pericolosa e scriveva a Virginia che temeva per la sua vita. I messaggi che annunciavano il dramma, ricevuti su WhatsApp, sono stati mostrati durante la puntata del talk show. Alessandra le diceva chiaramente che aveva paura e temeva per la sua vita: «Io non voglio morire, tuo figlio va aiutato perché ha grossi problemi. Questa è la sua follia, la sua patologia: lo porta a essere violento», scriveva Alessandra alla mamma di Giovanni. Ma la donna non aveva capito fino in fondo quanto fosse grave il problema del figlio e non si è allarmata abbastanza: «Mi sembrava inverosimile, troppo esagerata... Non immaginavo davvero un pericolo del genere». Quel «non voglio morire», ha spiegato alla Merlino, lo aveva interpretato come un «non mi voglio arrabbiare». Allora non riusciva proprio a pensare che suo figlio si sarebbe potuto trasformare in un assassino e che la paura di Alessandra non era affatto esagerata. «Giovanni non ha mai avuto scatti d'ira, ma era molto agitato. Non riusciva a staccarsi da lei.
Io cercavo di calmarlo e volevo portarlo da un medico, ma non ho fatto in tempo», ha detto Virginia. Il prossimo due ottobre è in programma la sua testimonianza al processo. Mentre gli esperti stanno lavorando alla perizia psichiatrica chiesta dalla difesa.
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