Alfano rischia l'estinzione e si aggrappa a Forza Italia

Il ministro implora Renzi di abbassare la soglia al 3% ma riceve picche. E chiede aiuto al Cavaliere

Alfano rischia l'estinzione e si aggrappa a Forza Italia

Ora Alfano rischia l'estinzione. L'ipotesi di un accordo sul Tedeschellum con la soglia di sbarramento al 5% è una spada di Damocle sulla testa del ministro degli Esteri che non nasconde tutta la sua irritazione. Soprattutto con il premier che per anni ha corteggiato, convinto di poter beneficiare del suo consenso. Ha sognato di fare la ruota di scorta di centro quando la popolarità del leader del Pd era all'apice e, in realtà, ha incassato non poco in termini di poltrone. E lui stesso s'è sempre garantito uno strapuntino a palazzo Chigi. Ora, tuttavia, i rapporti tra Alfano e Renzi sono ai minimi posto che il piddino ha azionato il decespugliatore: niente Parlamento a chi non raggiunge il 5%. Tremano i cespugli bersaniani, fittiani, verdiniani, udiccini e alfaniani. Alternativa popolare è data al 2,5%. In pratica, all'orizzonte, c'è lo sfratto dal Palazzo. L'escamotage sarebbe quello di mettersi insieme per raggiungere la quota minima di almeno 2 milioni di voti ma l'operazione non è semplice. E Angelino sta bussando a tutte le porte possibili per ottenere che l'asticella si abbassi almeno al 3%.

Ieri, con la sua delegazione, ha avuto un faccia a faccia con Renzi ma quest'ultimo è stato inflessibile: «No, non se ne parla. Ridurre lo sbarramento al 3% significa condannare al Paese all'ingovernabilità. Niente da fare». Uno schiaffo all'Angelino furioso. Maurizio Lupi racconta: «Renzi ci ha detto che c'è una convergenza con M5S e Forza Italia sul tedesco con la soglia al 5%. Le posizioni restano distanti». Pare Angelino abbia alzato la voce: «La legge elettorale va fatta con l'opposizione ma prima si deve dialogare all'interno della maggioranza». Un tema che, tuttavia, non ha smosso di una virgola Matteo. Neppure quando Alfano ha fatto presente che, così, «1.250.000 di voti, ossia cittadini italiani, non avrebbero il diritto di cittadinanza in Parlamento con lo sbarramento al 5%...». Anche in questo caso, spallucce. Che l'incontro sia andato malissimo lo conferma lo stesso Alfano che racconta pure come «Le posizioni sono distanti sia sul tema della legge elettorale e sia sul tema della durata della legislatura». Alfano, ovviamente, vorrebbe rimanere a palazzo Chigi fino al 2018.

Pare che, terrorizzato, Alfano si sia rifatto sentire anche dalle parti di Arcore. Berlusconi, buono fino al midollo, non si nega mai per nessuno ed è ragionevole pensare che abbia potuto pure garantire al suo ex delfino un interessamento al caso. Frasi del tipo: «Provo a parlarci io con Matteo, Angelino». Berlusconi e Renzi si sentono al telefono, è risaputo. E sembra pure che, accennato alla questione che sta a cuore ad Alfano, Renzi abbia tagliato corto. «Sbarramento al 5%». «Ok», la risposta del Cavaliere. In effetti, in una recente riunione con i coordinatori regionali, Berlusconi era stato chiaro con i suoi: «Vogliamo il proporzionale puro con lo sbarramento al 5%: servono 4 grandi partiti e basta».

Nel suo tradizionale lunedì con la famiglia, Berlusconi lascia che siano i suoi uomini a trattare con il Pd sulla legge elettorale. E non trovano conferme neppure le indiscrezioni secondo cui il Cavaliere e il capo del Pd potrebbero incontrarsi già domani. Un'ipotesi corroborata dal fatto che l'ex premier azzurro ha detto di recente: «Della legge elettorale me ne occuperò io personalmente».

Di fatto, oggi pomeriggio alla Camera, saranno i due capigruppo azzurri Renato Brunetta e Paolo Romani a trattare con gli omologhi Ettore Rosato e Luigi Zanda. L'accordo di massima, a parole, c'è. Anche se l'inghippo si nasconde nei dettagli e nessuno vuole sbilanciarsi. «Vediamo se in commissione voteranno i nostri emendamenti», dicono gli azzurri.

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