È allerta variante inglese: "Più contagi tra under 16"

Gli epidemiologi: ora fare attenzione ai focolai tra bambini. I vaccini non testati per i più piccoli

È allerta variante inglese: "Più contagi tra under 16"

I dati dei contagi sono in calo. Per tutti tranne che per i bambini. In base ai dati del monitoraggio dell'Associazione italiana di epidemiologia Aie, l'aumento di casi tra gli under 16 è cominciato alla fine di gennaio. La colpa è imputabile alla variante inglese, che si sta diffondendo in particolar modo in centro Italia, come già accaduto qualche settimana fa in Gran Bretagna e in Israele.

«L'andamento dell'incidenza tra i bambini - spiega l'Aie nel suo rapporto - merita, a livello delle singole regioni, approfondimenti su focolai specifici, eventuali nuove attività di screening, la caratterizzazione dei ceppi virali circolanti per identificare possibili varianti».

Così sta facendo l'Umbria, la regione in cui l'aumento di contagi nelle scuole materne ed elementari sta raggiungendo i picchi più preoccupanti. È stato infatti esteso anche alle scuole dell'infanzia il programma di tamponi, ovviamente su base volontaria. Lo scopo è allargare la platea dei soggetti da poter sottoporre ai test diagnostici, con lo scopo di rafforzare le misure di prevenzione nelle scuole.

Molto contenuto, per ora, il fenomeno in Lombardia. A confermarlo è Gian Vincenzo Zuccotti, direttore del dipartimento pediatrico dell'Ospedale dei Bambini di Milano. «In base ai test effettuati a dicembre, il 12% dei bambini ha sviluppato anticorpi. Per capire se sta succedendo qualcosa di strano, paragoneremo quella percentuale ai dati che raccoglieremo durante i test programmati per marzo. In ogni caso - spiega il pediatra - noi medici eravamo molto più preoccupati qualche settimana fa, quando abbiamo registrato vari casi si sindromi infiammatorie multisistemiche. Al momento invece abbiamo pochissimi ricoveri».

I pediatri non sembrano preoccupati dalla variante che colpisce i più piccoli. «Il fatto che le varianti dell'infezione si diffondano molto velocemente soprattutto tra i bambini - spiega Rocco Russo, responsabile del tavolo tecnico delle vaccinazioni della Società dei pediatri italiani - non significa che generino casi gravi. I dati ci dicono che la variante inglese è molto veloce ma non è più aggressiva, quindi al momento non c'è da preoccuparsi».

Sprona a non sottovalutare la questione l'immunologa dell'università di Padova, Antonella Viola. «In Inghilterra e in Israele - spiega - si è visto un aumento dei contagi nei bambini. Se il virus è più contagioso è ovvio che anche i bambini, che finora erano stati protetti, possono essere a rischio. Sono preoccupata, perchè non abbiamo vaccini per i bambini e fino ai sedici anni non possiamo proteggerli».

Vero è che proteggendo le altre categorie attorno a loro, automaticamente si proteggeranno anche i più piccoli dal rischio di contagio.

L'importante è monitorare l'andamento delle varianti, cosa che l'Italia sta facendo da pochissimo con tamponi «riadattati» a rilevare le nuove versioni del virus.

Ad oggi, l'Istituto superiore di sanità rileva che a diffondersi facilmente tra i bambini sia la variante inglese.

«Per le altre varianti, come quella brasiliana, non ci sono dati sufficienti per formulare ipotesi». Inoltre la variante inglese provoca un aumento i casi in tutte le fasce, compresi i bambini ma non sembra accanirsi soprattutto su di loro. Nelle prossime settimane si capiranno meglio i risvolti del nuovo Covid.

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