All'Onu la Cina attacca gli Usa e si offre come mediatore

Pechino favorevole ad ospitare colloqui fra le due parti. Nell'America di Biden manifestazioni anti-israeliane

All'Onu la Cina attacca gli Usa e si offre come mediatore

La comunità internazionale è al lavoro per arrivare a una tregua su Gaza dopo una nuova notte di razzi e sangue tra Israele e Hamas. L'Onu si è riunita per la prima volta pubblicamente sul conflitto ieri mattina (ora americana), con il segretario generale Antonio Guterres che ha chiesto un «cessate il fuoco immediato». Poche ore prima, circa 2.000 manifestanti filo-palestinesi sono scesi in piazza a Brooklyn al grido di «Palestina libera». «Joe Biden e il suo governo devono smetterla di sostenere gli omicidi. Sostenete le vittime, fermate l'oppressione», ha urlato Mashhour Ahmad, palestinese 73enne che da mezzo secolo vive nella Grande Mela. Altre proteste si sono tenute in diverse città americane, da Los Angeles a Boston, da Philadelphia a Washington, mentre in Canada i manifestanti si sono dati appuntamento in migliaia a Montreal e Toronto.

Al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, intanto, Guterres ha sottolineato che «i combattimenti devono fermarsi immediatamente»: «Razzi e mortai da una parte, bombardamenti aerei e di artiglieria dall'altra devono cessare, mi appello a tutte le parti affinché prestino attenzione a questa richiesta». Il segretario generale ha avvertito dell'impatto disastroso nella regione se i combattimenti continueranno, dicendo che c'è il potenziale per scatenare una «crisi di sicurezza e umanitaria incontenibile» e «promuovere ulteriormente l'estremismo».

Il Consiglio di Sicurezza si è già riunito in privato due volte questa settimana, ma finora non è stato in grado di concordare una dichiarazione (che deve essere adottata per consenso) per l'opposizione degli Usa. La Cina, presidente di turno del Cds, si è rammaricata per il fatto che Washington abbia bloccato la richiesta di maggiori sforzi internazionali per fermare le violenze. «Serve un immediato cessate il fuoco», ha detto il ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi: «Purtroppo a causa dell'ostruzionismo di un paese non abbiamo potuto parlare con una sola voce. Chiediamo agli Stati Uniti di assumersi le dovute responsabilità». Quindi, ha detto che il Dragone accoglierebbe favorevolmente rappresentanti israeliani e palestinesi per riprendere i negoziati. L'ambasciatrice americana all'Onu, Linda Thomas-Greenfield, ha spiegato che gli Usa stanno «lavorando instancabilmente attraverso i canali diplomatici» per la fine delle ostilità. L'amministrazione Biden sostiene di essere impegnata dietro le quinte e che una dichiarazione del Consiglio potrebbe rovinare questi sforzi.

Il presidente Usa nel frattempo ha parlato con il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente palestinese Abu Mazen e li ha aggiornati sugli sforzi diplomatici. «Non ci sono parole che possano descrivere gli orrori che la nostra gente sta sopportando», ha affermato invece il ministro degli Esteri palestinese Riad Al Malki, accusando Israele di «crimini di guerra e contro l'umanità»: «Alcuni non vogliono usare queste parole, ma sanno che sono vere». Il conflitto è stato «premeditato» da Hamas con l'obiettivo di acquisire potere politico, ha replicato invece l'ambasciatore israeliano negli Stati Uniti e presso l'Onu, Gilad Erdan. «Hamas - ha aggiunto - ha scelto di enfatizzare le tensioni, usate come pretesto, per cominciare questa guerra». In Europa, invece, l'Alto rappresentante dell'Ue per la politica estera, Josep Borrell, ha convocato per martedì un vertice straordinario dei ministri degli Esteri dell'Unione: «Coordineremo e discuteremo come la Ue possa contribuire al meglio a mettere fine all'attuale violenza». Anche Papa Francesco ha lanciato un accorato appello, subito dopo il Regina Caeli, per la fine degli scontri fra israeliani e palestinesi: «Preghiamo incessantemente perché possano trovare la strada del dialogo e del perdono.

Mi chiedo: l'odio e la vendetta dove porteranno? Davvero pensiamo di costruire la pace distruggendo l'altro?», ha aggiunto, sottolineando che il «crescendo di odio e violenza» rischia di sfociare in un'inarrestabile «spirale di morte e distruzione».

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